Quando l'agricoltura si tinge di rosa
sabato 19 ottobre 2013
L'agricoltura deve molto alle donne. La gran parte delle imprese agricole è a conduzione familiare, ma è ormai consolidato anche il ruolo importante dell'imprenditoria femminile agricola. Una parte del comparto che, tuttavia, appare essere ancora un po' in ombra e che sconta una serie di difficoltà di non poco conto. A fare il punto sulla presenza delle donne in agricoltura è stato l'Inea (l'Istituto nazionale di economia agraria), che in occasione della Giornata mondiale della donna rurale ha raccolto una serie di dati importanti, che forniscono l'idea precisa della situazione. Nel mondo, stando ai dati Fao sintetizzati dall'Inea, l'agricoltura fornisce il sostentamento per il 86% delle donne e degli uomini rurali, e occupazione per circa 1,3 miliardi di piccoli agricoltori e lavoratori senza terra, di cui il 43% è dato da donne. In Italia, invece, 532mila donne circa (28% del totale della componente femminile dell'universo familiare), appaiono come sono conduttrici di aziende agricole (circa il 33% del totale dei conduttori). Mentre 617mila (32% del totale della componente femminile dell'universo familiare), lavorano in azienda in qualità di: coniuge oppure altro familiare e parente del conduttore. L'Inea poi approfondisce la situazione dell'imprenditoria femminile agricola spiegando che soltanto il 9% delle donne conduttrici agricole ha meno di 40 anni, mentre le giovani agricoltrici rappresentano il 32% dei giovani agricoltori ma addirittura il 49% ha oltre 60 anni. La quota di conduttrici agricole con laurea è pari al 6%, il 18% ha conseguito un diploma, ma, all'estremo opposto dello spettro, è degno di nota il dato che il 6% permane ancora in una situazione di analfabetismo. Un dato, quest'ultimo, che stride se confrontato con quanto comunque le imprenditrici agricole riescono ad ottenere e con i settori produttivi nei quali sono più presenti. Sempre secondo l'Inea le aziende agricole condotte da donne sono più presenti nell'ortofloricoltura e nelle coltivazioni permanenti (14%), ma soprattutto si sta assistendo ad una forte diversificazione dell'attività, in particolare verso l'agriturismo, la trasformazione e la fornitura di servizi, la salvaguardia dell'ambiente e del paesaggio, la tutela delle tradizioni locali e il miglioramento della qualità della vita. Il risultato? Stando all'Inea questi tipi di imprese raggiungono prestazioni economiche degne di nota. Eppure rimane ancora molto da fare. Da un confronto con le aziende nazionali, quelle condotte dalle donne risultano essere più piccole (rispettivamente 8 e 5,1 ettari) e con una produzione pari alla metà di quella nazionale. Ed è più forte anche il tasso di mortalità di queste imprese. Mentre le politiche messe in atto - secondo l'Inea -, sembra stentino ancora ad individuare percorsi sempre efficaci per aiutare le imprese agricole al femminile ad emergere. Si tratta di un dato importante da considerare soprattutto in un momento in cui l'agricoltura deve affrontare nuove sfide di mercato.
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