domenica 3 dicembre 2006
Venerdì Guido Ceronetti ("La Stampa", p. 6) citava il grande genetista Giuseppe Sermonti: "nessuno ha mai dimostrato che l'uomo deriva dalla scimmia, e al limite nessuno l'ha mai detto, nemmeno Darwin", eppure ciò pare "l'emblema del nostro tempo"l'animalità repressa è la spiegazione più immediata di tutte le nostre perversità". Leggi e ti vengono due pensieri. Il primo, immediato, è il ricordo della autorevole voce "scientifica" recente che sosteneva che in fondo solo l'uno per cento del Dna è diverso tra scimpanzé e uomo. Sarà anche vero nella materialità osservata al microscopio, e pare un nulla, ma in quel nulla sta la distanza tra sgranocchiare noccioline e scrivere la Divina Commedia. Piccolezza enorme. Il secondo pensiero, del tutto diverso, è di attualità. Sui giornali, venerdì e ieri, riflessioni sul fatto che Benedetto XVI ha pregato nella Moschea Blu, ma per tante pagine, quasi tutte, ciò vorrebbe dire che il Papa ha riconosciuto che Islam e Cristianesimo "credono in un unico Dio". No, e con la certezza di interpretare la mente di Benedetto XVI serve una piccolissima precisazione, tuttavia enorme. Islam e Cristianesimo affermano ambedue che Dio è uno solo, ma ciò non vuol dire che credono entrambi nello stesso Dio e che sparisce la differenza tra la fede in Padre, Figlio e Spirito Santo rivelati nel Verbo fatto carne e la fede in Allàh. Anche l'autostrada del Sole è una sola, ma se uno diretto a Nord crede di andare a Messina va rispettato, ma arriva a Milano, non a Messina. Ambedue sono "una" città unica, ma ciascuna è se stessa, e solo Milano è Milano. Pare poco?
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