sabato 28 settembre 2013
Che cosa hanno in comune Saint Just e Pol Pot, i fondamentalisti islamici e Hitler, i catari e Mladic? In un libro ormai vecchio ma tuttora attuale, pubblicato prima del 2001, Bernard Henry-Lévy rispondeva: il culto della purezza. Per Mladic era la purezza etnica, per Hitler la purezza della razza (molto vicine ma non proprio identiche), per i catari la distinzione tra i puri perfetti e il mondo impuro, per i giacobini del Terrore la purezza della rigenerazione, per gli islamici la purezza della Umma, la comunità dei credenti, per Pol Pot la purezza rivoluzionaria. In nome della purezza si sono compiuti nel mondo i più grandi delitti. I massacri del Terrore, guidati dal puro Saint Just, bello come un arcangelo, i milioni di morti cambogiani, la Shoah. Credere di poter legittimamente sterminare gli "impuri", di poter far ritornare l'umanità a una sorta di unità perduta, caratterizzata dalla purezza, è il sogno genocida di molte utopie. Colui che si fa portatore di purezza si sente assoluto come Dio. La purezza è il rifiuto della mediazione, del dialogo, dell'imperfezione naturale dell'uomo. Ed è in nome della purezza, non dell'imperfezione, in nome dell'assoluto, non del dubbio che si sterminano gli esseri umani.
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