martedì 17 luglio 2018
AIconio, Paolo guarì un uomo paralizzato (At 14,10). La folla reagì con un tale entusiasmo da scambiare Paolo e Barnaba con Zeus ed Hermes e avevano già preparato sacrifici per loro. Per farli desistere da una cosa tanto abominevole Paolo tenne un piccolo, ma persuasivo discorso che inizia con il verbo tecnico dell'annuncio cristiano: "evangelizzare". È di grande interesse però notare che nel suo intervento Paolo non accenna neanche al mistero pasquale. Qual è dunque la buona notizia che l'apostolo vuole trasmettere? Che esiste un Dio vivente, il quale ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in essi si trovano. La vitalità divina si è ben manifestata a tutti i popoli attraverso il dono di piogge e stagioni ricche di frutti per dare cibo in abbondanza e letizia ai cuori (cfr 14,16-17). La bella novità è dunque la provvidenza. Dio si è fatto carico di tutte le genti prevedendo il creato non come uno splendido vuoto salone, ma come un refettorio con vitto e letizia. È come se ogni volta che l'uomo porta la mano alla bocca per mangiare quel gesto diventasse per lui un punto interrogativo: ciò di cui vivo da chi mi proviene? A partire da questa domanda il cammino verso il lieto annuncio della Pasqua è aperto.
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