sabato 23 dicembre 2023
San Francesco a Greccio allestì il presepe per unire l’umanità, non per dividerla: un’intuizione geniale che resiste da otto secoli. È quindi un paradosso grottesco che il presepe diventi strumento di divisione, o di lotta politica. Ma è quanto accade anche quest’anno, con le scuole che lo proibiscono e una proposta di legge – di Lavinia Mennuni, FdI – per «tutelarlo» (“Corriere”, 21/12), ossia proibire di poterlo proibire. Una mossa opportuna? Neppure a destra si grida all’entusiasmo se sul “Giornale” (21/12), titolo: «Il presepe è sacro. Ma una legge forse è troppo», Stefano Zecchi scrive: «Il presepio, dolcissima immagine della nostra tradizione cristiana, non potrà essere né reso obbligatorio, né proibito da una legge dello Stato». Notare che il «forse» del titolo non c’è nel testo; e i puristi noteranno «presepe» nel titolo e «presepio» del testo. Dettagli. La “Verità” (21/12) ne fa una sfida politica e in prima pagina titola: «Levata di scudi contro il disegno di legge a tutela della tradizione. I presidi vogliono continuare a vietare i presepi», titolo ben più drastico del servizio di Paolo Del Debbio, che annota: «La discussione non dovrebbe essere tra presepe sì e presepe no, ma tra l’essere fondamentale e il non esserlo della cultura cristiana per la tradizione occidentale». Non molto diverso da quanto, il giorno dopo (22/12), titolo: «La tradizione non si impone per legge», scrive Marcello Veneziani, che cita Michele Serra (“Repubblica, 21/12): «Le tradizioni sono una cosa bellissima (…). C’è un solo modo per rendere ripugnanti e innaturali le pratiche della tradizione: imporle per legge». E pazienza se la proposta non intende imporre ma impedire la proibizione. Lo stesso don Antonio Mazzi, intervistato sul “Corriere” (21/12) da Valentina Santarpia, titolo: «Non ha senso né imporlo né proibirlo», cade nell’equivoco imposizione-proibizione ma comunque allarga la prospettiva: «Chiunque, cattolico o no, sente il presepe come un suo possibile simbolo». Intanto – “Verità”, 22/12) – veniamo a sapere che alle scuole di Agna (Padova) nella canzoncina natalizia Gesù è stato sostituito da cucù. Titolo: «Sbianchettato il Natale». Forse il vero dilemma non è tra imporre e proibire ma tra stupidità e intelligenza, con buona pace per maestre, maestri e dirigenti. © riproduzione riservata
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