giovedì 8 novembre 2018
Sembra essersi avviata una reale e non occasionale discussione sulla disciplina della prescrizione e sulla durata dei processi penali. Lo dico con il condizionale, perché non sarebbe la prima volta che una tale discussione viene iniziata e poi finisce miseramente e lestamente per essere soppiantata da altri argomenti, che richiedono meno attenzione da parte della pubblica opinione e che possono essere più facilmente ridotti a slogan semplificati.
In questa discussione, è auspicabile che il Governo e le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, chiariscano il proprio punto di vista e avanzino proposte chiare e meditate: sulla giustizia penale, che coinvolge le radici stesse di uno Stato di diritto e che può incidere su uno dei beni più cari e sulla reputazione di ciascuno di noi, ogni cittadino deve essere messo in condizione di potere valutare con esattezza le posizioni in campo. Proviamo a partire da alcuni dati e assiomi che tutti ammettono o potrebbero ammettere.
In primo luogo, una significativa parte dei processi penali si prescrive durante la fase delle indagini preliminari (o è fortemente influenzata dall'andamento e dalla durata di queste ultime). In secondo luogo, la restante parte dei processi penali matura i propri tempi di prescrizione nella fase di appello e dunque è in essa che si deve intervenire. In terzo luogo, stabilire l'interruzione dei termini di prescrizione in misura indifferenziata per ogni categoria di reato non risponde a criteri logici: incentivare l'impugnazione della generalità delle condanne in primo grado, anche relativamente a reati di minore importanza e allarme sociale, intasa in misura irrimediabile il grado di appello, senza rispondere ad apprezzabili esigenze di garanzia processuale. Infine, l'incidenza della criminalità organizzata, della corruzione e dell'illegalità diffusa non è un'invenzione di forcaioli e "giustizialisti", ma costituisce una delle emergenze anche del nostro Paese, e la strada per dare ad esso maggiore efficienza passa attraverso il contrasto a tali fenomeni e la loro riduzione. Sarà possibile, muovendo da tali dati e assiomi, al Governo e alle forze di maggioranza trovare una soluzione chiara e comprensibile, che non sia un mero «compromesso dilatorio sulla formula»?
Al momento in cui scrivo, non è agevole fare previsioni. Certo, se vi riuscissero, darebbero dimostrazione di essere un vero e proprio governo di coalizione, non una mera coalizione di governo, secondo una distinzione cara all'indimenticabile Piero Alberto Capotosti. In tema di giustizia, e di giustizia penale in particolare, cioè di uno dei pilastri su cui si fonda una convivenza civile, non sembra possibile limitarsi ad accostare o a giustapporre indirizzi politici differenziati, ma è indispensabile trovare soluzioni chiare e unitarie.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI