mercoledì 24 marzo 2004
Gesù incontrò un uomo e gli chiese: «Che cosa stai facendo?». «Mi dedico a Dio», rispose l'uomo. Gesù gli chiese: «Chi si prende cura di te?». «Mio fratello», rispose l'uomo. Gesù disse: «Il tuo fratello è più devoto a Dio di te». E' noto che la figura di Gesù ha un grande rilievo nella tradizione islamica che, in questo, prosegue lungo il solco tracciato dal Corano. Lo scorso anno sulla rivista teologica Concilium è apparso un articolo con varie citazioni di storie e detti musulmani riguardanti Cristo. Noi ne abbiamo scelta una di grande efficacia e freschezza spirituale. La lezione è semplice e si connette alla famosa dichiarazione di Cristo: «Tutto quello che farete a uno solo di questi fratelli più piccoli l'avete fatto a me» (Matteo 25, 40). L'atto d'amore verso l'affamato, l'assetato, il malato, il carcerato, il forestiero è un atto di fede e di culto, ben più importante del ripetere: «Signore, Signore!», come ancora osservava Gesù (Matteo 7,21). Vorremmo, però, mettere l'accento proprio su quel "prendersi cura", presente nella piccola parabola. Ai nostri giorni, nel segreto delle case, ci sono tante persone che consumano ore, energie, sentimenti per curare un anziano malato, un figlio disabile, un parente in difficoltà. Nessuno mai ricorderà questo lungo e paziente servizio, solo Dio nel suo "libro della vita" - ove è presente una pagina intestata a ciascuno di noi - terrà conto di tutta questa generosità in benedizione e salvezza. Ci congediamo con un altro testo islamico attribuito a Gesù. «Satana può approfittare anche di una pietra a cui sei attaccato perché la usi come cuscino. E che sarà di colui che possiede sontuosi cuscini e letti e splendidi giardini? Quando mai una tale persona potrà sentire l'invito ad adorare Dio?».
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