venerdì 13 aprile 2007
Leggi che in Italia, dati e cifre in pagina, non si sa niente di religione cristiana e cattolica. Ma la prova è anche sui giornali stessi. Qualche esempio, e solo da quelli di ieri. Sull'"Unità" (p. 25) una lunga lezione della filosofa Roberta De Monticelli - "Teopolitica, peccato di fondamentalismo" - che inizia citando un teologo secondo il quale "La Chiesa investe le sue energie comunicative parlando di celibato dei preti, preservativi, Pacs e altri temi che dividono". "La Chiesa"? Sì. Per lei "a partire da Pio XII" il cattolicesimo intero si è fatto "fondamentalista", e il rimedio suggerito - originalissimo perbacco! - è "tornare all'interiorità" sull'esempio di "Paolo di Tarso"! La prendi sul serio? O le chiedi se oltre a leggere le cose di Chiesa cattolica sui giornali, ha dato almeno una scorsa ai due recenti documenti del Papa, "Deus Caritas est" e "Sacramentum Caritatis"? La seconda, ammettiamolo, è meglio. Parlare di Chiesa senza provare almeno a capirla nella sua vita, fatta di realtà concrete, comunità vive, esistenze donate, persone reali che amano, pregano, agiscono, lottano, ben oltre le pagine effimere - "Ephemèrides" è il nome - dei commenti sui giornali forse è rischioso. Vale anche per la "scoperta", sempre "Unità" di ieri, per cui la Sacra Famiglia non può essere un "modello" di famiglia nel senso stretto codificato dal Concilio di Trento e dal Diritto canonico - acqua calda, da sempre risaputa! - o, fronte opposto, sul "Giornale", per Geminello Alvi che dopo la Messa del giorno di Pasqua ha nostalgia delle chiesette di campagna e "della Gloria dei Marcellino Pane e Vino". Avanspettacolo!
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