Porpora e Fischer, opere per la Quaresima con la vivacità della devozione autentica
domenica 29 marzo 2009
Come sostiene lo scrittore Elias Canetti nel libro La provincia dell'uomo, «la musica è la vera storia vivente dell'umanità: le si crede senza riserve, poiché ciò che afferma riguarda i sentimenti e, senza di lei, della storia conserveremmo solamente dei frammenti morti"». La musica rappresenta infatti la voce, il suono, l'eterna testimonianza dei principi estetici e della sensibilità artistica, ma anche del senso religioso di un'epoca, dei suoi ideali, dei suoi valori e delle sue tensioni. Si può partire da qui per addentrarsi nel repertorio sacro nato a cavallo tra XVII e XVIII secolo, in un periodo in cui le forme e i modelli stilistici affermatisi in ambito profano " e in special modo nel campo del melodramma " si imposero come imprescindibili punti di riferimento anche per la produzione musicale di carattere spirituale. Una tendenza esemplarmente documentata dalle opere liturgiche per il Tempo di Quaresima raccolte in due distinti cd pubblicati dall'etichetta tedesca Carus (distribuita in Italia da Jupiter): il De Profundis per due soprani, coro, orchestra d'archi e basso continuo di Nicola Porpora (1686-1768), riproposto nell'interpretazione del Dresdner Instrumental-Concert e del Vocal Concert Dresden diretti da Peter Kopp (con le voci soliste di Maria Grazia Schiavo, Emanuela Galli e Jose Maria Lo Monaco) e il Concertus de Sancta Cruce di Johann Fischer (1656-1746), eseguito dall'ensemble corale e strumentale Rastatter Hofkapelle sotto la bacchetta di Jürgen Ochs. Maggiormente sobrio e misurato il lavoro del compositore tedesco, più solare e "mediterraneo" quello di Porpora (scritto nel 1744 per l'Ospedaletto di Venezia, istituzione caritatevole presso cui il musicista napoletano ricopriva la carica di "maestro di coro"), che si sviluppa secondo modalità di scrittura di fluida luminosità; due pagine in fondo accomunate dal medesimo approccio compositivo, dove arie solistiche, numeri corali e passaggi concertanti contribuiscono a conferire colore e vivacità alla resa espressiva e teatrale del testo, assecondando i canoni tutti barocchi di una ricerca dello stupore e del colpo ad effetto che non si ferma neppure di fronte ai
grandi temi penitenziali o alla celebrazione della Passione e morte del Salvatore.
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