giovedì 4 agosto 2011
Dopo un lungo silenzio-assenza il presidente del Consiglio arriva in Aula e dice la sua – in realtà e fino a prova contraria "la" principale – sulla crisi finanziaria che investe anche tutti noi e si annuncia che appena ascoltatolo le Camere saranno in ferie per più di un mese. Proteste giuste? Sì, ma stranamente tutte legate – ha cominciato l'altra sera Mentana al Tg de "La7", di solito ben fatto – a un "pellegrinaggio in Terrasanta. Scandalo universale con tiro al bersaglio unico: «Si va in Terra Santa, la Camera non riapre» ("Repubblica", p. 13), «Il pellegrinaggio… chiude le Camere» ("La Stampa", p. 8), «Vacanze più lunghe, c'è il pellegrinaggio» e «Lupi, Binetti e la Camera dei 170» – ovviamente, i pellegrini colpevoli della chiusura! – ("Il Fatto", p. 5). Fioccano le ironie: «La Casta pellegrina» ("La Stampa", p. 1), «In pellegrinaggio, ma con l'autoblu» ("Il Tempo", p. 1), ove però risulta che persino l'on. Calderoli ha capito che «sarebbe il caso di cancellare tout court» le ferie, e che l'on. Casini concorda… Anche altrove scampoli "indignati" in serie. Che dire? Due parole: "Mimì" e "Gerusalemme". Infatti non si strilla, in questo momento drammatico, per le ferie come tali, ma per il pellegrinaggio a Gerusalemme! E già: «Mi chiamano Mimì… ma se mi toccano dov'è il mio debole», con gorgheggi seguenti. In tante redazioni il punto debole che fa strillare all'unisono è uno solo, quello di Chiesa e religione… Seconda parola: «Vengo da Gerusalemme senza ridere e senza piangere». Che si venga o si vada è lo stesso. In redazione non vale: toccati sul punto debole piangono e strillano alto. Chiedo scusa, ma a parte il momento drammatico, a me viene tanto da ridere!
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