domenica 11 luglio 2004
Dentro di me c'è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c'è Dio. A volte riesco a raggiungerla, più sovente essa è coperta da pietra e sabbia: allora Dio è sepolto, allora bisogna dissotterrarlo di nuovo. La domenica cancella nella liturgia la memoria di s. Benedetto che, nel calendario, cadrebbe quest'oggi. Noi abbiamo voluto intrecciare le due realtà, la festa e la figura di quel grande santo, patrono d'Europa, con le righe di forte impronta spirituale scritte nel suo diario da Etty Hillesum, ebrea olandese eliminata dal nazismo ad Auschwitz nel 1943 a soli 29 anni. Le sue sono spesso pagine frementi di umanità e di mistica: «quelle a Dio - confessava - sono le uniche lettere d'amore che si devono scrivere». Etty (diminutivo di Ester) riconosce che in ciascuno di noi Dio è presente come se fosse una sorgente nascosta: è profonda e celata agli sguardi, ma se non ci fosse noi ci estingueremmo presto, perché non è possibile vivere senz'acqua. Spesso, però, intisichiamo spiritualmente perché su quella sorgente vengono gettate in dosi massicce pietrisco e sabbia, e l'acqua scorre a fatica, compressa sotto il peso che vi abbiamo imposto. Sono le banalità, i vizi, le preoccupazioni, il peccato, la superficialità, insomma, quella lunga lista di realtà negative o secondarie che ci riducono solo a carne e steriliscono lo spirito. Il profeta Geremia ha un'immagine folgorante che dovrebbe farci riflettere oggi assieme alle parole della Hillesum: «Hanno abbandonato me sorgente d'acqua viva per scavarsi cisterne screpolate che non tengono l'acqua» (2, 13).
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: