domenica 9 maggio 2021
«Il volo dell'angelo non ha come destinazione la sinagoga della città (…) e nemmeno un uomo. No, una casa qualunque, che non è certo di quelle che hanno stupendamente immaginato i nostri più grandi pittori, piccola casa, muri forse di tufo, forse consumati dall'umidità, poche le cose, l'essenziale, l'anfora, la madia, la lampada. Non sappiamo l'ora del volo dell'angelo. Sappiamo da chi entrò: da una ragazzina, che, come tante delle ragazze della sua età, era fidanzata. A un uomo di nome Giuseppe. E chissà magari stava riassettando la casa quando tra le mura si mosse qualcosa, il volo dell'angelo». L'impatto di questa prosa poetica è come un lampo che cattura e illumina anche noi nel luogo che descrive; Angelo Casati ci fa “volare” per ritrovarci a Nazareth, insieme all'Angelo e a Maria. La rivediamo lì, a casa dei suoi, dove il Vangelo di Luca la cita per la prima volta, turbata e curiosa, gli occhi lucenti della giovinetta ma lo sguardo libero e complice di una donna adulta. Capace di capire la bellezza di un “eccomi”. Maestosa umiltà di attori e narratore, casa arredata di sorriso, pareti gradite agli angeli, perché: «Lo stupore – voi mi capite – riguarda innanzitutto Dio».
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