venerdì 17 marzo 2017
Qualche anno fa un amico svizzero – meglio: il figlio di contadini lucani emigrati a Zurigo, dove egli è oggi insegnante – sapendo del mio amore per Pestalozzi mi fece avere il dvd di un film di cui sapevo molto poco: Pestalozzi's Berg di Peter von Gunten (1989), ispirato da un romanzo dallo stesso titolo (La montagna di Pestalozzi di Peter Hartmann) che non credo tradotto in italiano. Un dato curioso è che a incarnare il grande pedagogista il regista aveva voluto il nostro Volontè, che si buttò nell'impresa anima e corpo come gli era solito, con convinzione profonda (non so se doppiato o se davvero era in grado di parlar tedesco). In quel tempo Volontè era un attore di punta del nostro cinema, ma non bastò a smuovere i distributori, convinti che quel film non avrebbe avuto successo, perché: chi era mai, questo Pestalozzi? È giocoforza constatare che l'ignoranza su Pestalozzi in Italia è più grande che mai. Nelle tremende facoltà di pedagogia (c'è un'eccezione, ma non dico quale, perché un fiorellino non fa primavera) Pestalozzi, fondatore della moderna pedagogia, è di fatto ignorato: che io sappia, nessuna delle sue opere è più oggetto di studio né è reperibile nelle librerie, né si fanno più corsi su di lui. Pubblicato in più volumi da La Nuova Italia dopo la guerra per cura di filosofi come Paci o Banfi, era riconosciuto come il fondatore di una visione nuova dell'educazione come co-educazione («imparo dai bambini»), e che però, al contrario del suo maestro Rousseau, aveva una visione pessimistica del genere umano: non si nasce "buoni" ma si può diventarlo tramite l'educazione. La Montessori aggiungeva: non si nasce democratici, ma si può diventarlo tramite l'educazione. Il film di Gunten racconta gli anni duri di Pestalozzi, dopo l'invasione francese della Svizzera, e la sua fatica per affermare i valori della pedagogia nella Svizzera e nell'Europa del suo tempo. Una vita dura, piena di batoste e di sconfitte, spesso disperata ma sorretta dalla grande fiducia nella possibilità di formare adulti che fossero veramente adulti, responsabili, a partire da un sano rapporto con i bambini, con gli adulti a venire. Una sfida, dunque, nella quale sentiamo risuonare nel protestante Pestalozzi l'eco di una sfida lontana, quella di Gesù, non
accettante il dominio del male sul mondo. «Lasciate che i bambini vengano a me»... è il monito che Pestalozzi condivise con rigorosa umiltà, a servizio del bambino come il miglior modo per cambiare il mondo. Per questo è importante che chi si occupa di scuola (o studia con i moderni prof di pedagogia) torni a leggere Pestalozzi, e che qualche editore torni a pubblicarlo.
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