martedì 9 gennaio 2007
Non bisogna avere troppa fretta. E nemmeno rincorrere quella che di volta in volta poteva far comodo ritenere la verità, bensì lasciarsi pervadere dalla verità pura e semplice. Ho confessato più volte la mia passione per i gialli d'autore. E così mi è stata regalata la serie dei Maigret che Georges Simenon a valanga ha pubblicato per anni e che in Italia sono stati riproposti da Adelphi in libretti con la copertina gialla d'ordinanza. Lo scrittore franco-belga era, comunque, un autore di qualità e talora nella sua pagina cadono considerazioni morali importanti come quella che estraggo oggi da Maigret a New York (1946). La verità, certo, dev'essere cercata con ardore. Ma spesso durante questo viaggio ci si lascia tentare da simulacri del vero che attirano e che soprattutto rispecchiano quanto ci sembra più utile e comodo. La storia dell'umanità e quella personale di ciascuno sono disseminate da queste verità talora parziali, in molti casi decisamente false e artificiose che si costruiscono per interesse o per pigrizia. La «verità pura e semplice» è, invece, in sé, ci precede e ci supera, si manifesta con le sue esigenze e rigetta ogni manipolazione. È per questo che bisogna saperla accogliere, «lasciarsi pervadere» da essa, come dice Simenon, anche se questo comporta uno svantaggio immediato o la frustrazione di una nostra tesi. Un più celebre scrittore, l'austriaco Robert Musil, nel suo capolavoro L'uomo senza qualità, ribadiva lo stesso insegnamento: «La verità non è una pietra preziosa che si può mettere in tasca, bensì un mare sconfinato in cui gettarsi». Certo, si ha anche la verità, ma soprattutto si è nella verità, immersi, sostenuti e guidati da essa.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: