sabato 11 giugno 2022
Michele Pellegrino: uomo, prete, vescovo e cardinale, pastore illuminato che in passato sentì già presente tanto futuro. Nasce il 25 aprile 1903 a Centallo, presso Como: padre muratore e madre morta prestissimo. A 10 anni il parroco lo porta al Seminario di Fossano. Nel 1923 di leva a Mantova incontra Agostino Gemelli, fondatore dell'Università Cattolica. Prete il 19 settembre 1925, si iscrive alla Cattolica e si laurea in Letteratura cristiana antica sulla poesia di Gregorio di Nazianzo, il 12 luglio 1929, poi in teologia (1931) e in filosofia (1933) con tesi sul platonismo di Gregorio Nisseno. Il vescovo di Fossano lo vuole insegnante, direttore spirituale del Seminario e direttore del settimanale diocesano, “La fedeltà”. Anni anche di studi all'estero. Dirige l'Azione cattolica nel 1932, per reagire al pericolo della “fascistizzazione”, poi è responsabile dell'Ufficio catechistico e nel 1933 vicario generale della diocesi: a 30 anni monsignore! Suo nel 1931 “La propaganda protestante in Italia”, sull'ecumenismo allora sospetto e scrive sulla “Rivista del Clero italiano”, fondata da Gemelli nel 1920. Nel 1938 diventa «lettore» di latino nella Facoltà di lettere a Torino. Il suo impegno si accresce di recensioni e grandi antologie, tra cui quelle di Giovanni Crisostomo, Gregorio Nazianzeno, Clemente Alessandrino, Tertulliano e Leone Magno, pioniere di quella che sarà chiamata la Patristica. Con i suoi discepoli fonda la “Rivista di storia e letteratura religiosa” diretta da Franco Bolgiani. Così per quasi 30 anni: cattedratico, riservato, talora anche brusco nel segnalare ritardi e omissioni: con lui un piccolo gruppo di studiosi storici guidati con mano ferma e solidità di critica. Ho tra le mani la mia prima pubblicazione su Teresa di Lisieux, sul metodo storico applicato al mondo della santità, e la trovo segnata a matita dalle sue osservazioni di maestro e fratello. Inizia un rapporto diretto: ne parleremo. È arrivato il Concilio, e nel 1965 a sorpresa Paolo VI lo vuole arcivescovo di Torino e cardinale: qualcuno parlò perfino di «stravaganza del Papa». Torino era città di tradizione laica liberale e gramsciano marxista, ma anche sede dell'industria dell'auto, e città di ciò che allora era chiamata «classe operaia»: non per nulla il suo stemma arcivescovile è “Evangelizare Pauperibus” e fu sua la prima autorizzazione dei “preti operai” in Italia. In Concilio due i suoi interventi (1 e 26 ottobre 1965) su cultura e formazione del clero. In Cattedrale tiene un ampio ciclo sulle novità conciliari a partire dalla “Lumen Gentium” e nel 1971 la sua lettera pastorale “Camminare insieme” diventa argomento di grandi opposti ideali: per lui la scelta preferenziale della povertà della Chiesa è garanzia di libertà è fedeltà non solo al Concilio, ma al Vangelo stesso. Seguono anni difficili su vari fronti, tra cui il confronto con la Fiat e contrasti con ambienti ecclesiali in cui la contestazione anche dell'obbedienza diventa quotidiana. Nota la vicenda della comunità del Vandalino e l'opposizione sorda, dall'altra parte, per la solidarietà espressa agli operai e gli aiuti a disoccupati, immigrati, tossicodipendenti e vittime della prostituzione. Arrivò il Convegno ecclesiale di Roma del 1976, dove lui appoggiò una relazione del professor Franco Bolgiani, suo discepolo, molto critica sugli ultimi 30 anni della vita dei cattolici tra cultura e politica, e sull'inadempienza della Chiesa italiana nei confronti sia del Concilio sia del dovere evangelico. La cosa fece scalpore, qualcuno gridò allo scandalo e lui a gennaio 1977 rese note le sue dimissioni, che Paolo VI accolse solo a fine luglio nominando suo successore padre Anastasio Ballestrero, grande carmelitano degno del predecessore, con un incontro nella Piccola Casa della Divina provvidenza, nota come Cottolengo, che accoglie malati disabili fisici e mentali. Per lui fu il ritorno agli studi patristici e a molti incontri di conferenze non solo in Italia. Nel 1982 lo colpì un ictus cerebrale, appena pubblicato un ultimo scritto autobiografico, “Capitolo delle colpe”, ove precisa una volta per tutte la sua visione della Chiesa e del ministero sacerdotale. Esemplare già allora: libertà e fedeltà. Da riprendere alla prossima…
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