sabato 29 dicembre 2018
L'Italia non è (ancora) un Paese per l'e-commerce. La possibilità di comprare prodotti o servizi online con un PC e una carta di credito, comodamente distesi sul divano di casa, ci appassiona molto meno di quanto accada negli altri Paesi europei e incontra resistenze ataviche. Nel Regno Unito il volume d'affari prodotto dall'e-commerce è stimato nel 2017 in circa 220 miliardi di euro, in Germania in 110 miliardi, in Francia in 61 miliardi. Il nostro Paese si posiziona con poco più di 25 miliardi di euro soltanto al quinto posto in Europa, superato anche dalla Spagna e a grande distanza dai Paesi con economie comparabili, come evidenzia un'interessante analisi di Mariachiara Marsella su Lavoce.info. Il deficit italiano è legato essenzialmente alla domanda, ovvero alle abitudini d'acquisto molto più tradizionali degli italiani: solo il 32 per cento dei consumatori nostrani ha fatto almeno un acquisto sul web in un anno, rispetto all'82 per cento degli inglesi, al 75 per cento dei tedeschi al 67 per cento dei francesi. Considerando che in media gli italiani usano il web non meno degli altri cittadini europei, è facile desumere che un ritardo così grave nello sviluppo dell'e-commerce derivi soprattutto dalla modalità di pagamento su cui si fonda. Perché nel nostro Paese continua ad albergare una forte, atavica e anomala avversione all'uso di strumenti di pagamento diversi dal contante, che nella vulgata e nella percezione istintiva sono considerati "pericolosi" sia rispetto alla sicurezza che alla riservatezza delle transazioni effettuate. Gli italiani hanno molto più timore di subire truffe informatiche, dagli assalti via web alle loro carte di credito agli addebiti automatici indesiderati. E (ancor più) hanno timore di essere tracciati e controllati nei loro acquisti e, più in generale, nelle loro scelte di vita. Non è un caso che la soglia-limite per l'uso del contante sia in Italia più alta che nel resto d'Europa e che diventi con incredibile frequenza terreno di battaglia politica. Se il commercio online non decolla in Italia, dunque, è per "ostacoli" culturali piuttosto difficili da superare. Legati anche all'età media più alta della popolazione italiana: i nostri ragazzi hanno una propensione naturale verso gli acquisti online, ma sono troppo pochi per incidere sulla media dei nostri comportamenti. La speranza è che possano contaminare quelli di padri e nonni, spingendoli ad accorciare la distanza con l'Europa.
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