sabato 1 settembre 2012
Il ponte sul Moggio è stato uno degli argomenti più trattati nelle conversazioni d'estate in questa piccola valle: «si potrà riparare, sosterrà ancora il peso delle falciatrici la prossima primavera? E i ragazzi che scendono dalla pendenza della strada, veloci sulle loro biciclette non finiranno su quelle balaustre di legno semi distrutte dal mal tempo? E le macchine potranno ancora passare senza pericolo?» Il vecchio ponte di legno, costruito nel 1971, sostituiva uno più stretto disposto per far passare la macchina con De Gasperi allora presidente del Consiglio, che altrimenti avrebbe dovuto scendere nell'alveo del torrente e poi risalire dall'altra parte. Ma ora lascia scoprire i suoi anni e racconta il passaggio più antico quando dopo le prime piogge di settembre quattro assi di legno gettate fra due pietre erano l'unica possibilità offerta a chi abitava nelle tre case, al di là di questo corso d'acqua, di scendere a valle a piedi. Altro mezzo non c'era e noi ragazzi che non volevamo ritornare in città per andare a scuola pregavamo il dio della pioggia affinché il torrente non ci desse il modo di passare. Sogni distrutti nei primi anni del dopo guerra quando quel passaggio si rivelò insicuro alle macchine del governo. Oggi il ponte vergognoso delle proprie assi sconnesse che rivelano la sua età, vorrebbe gridare aiuto sentendo arrivare l'inverno e la massa d'acqua che scenderà furiosa tra i sassi, saltando le rocce e battendo con impeto sui suoi sostegni e sulle travi di legno. Chi mi aiuterà, sembra voler dire a chi passa, quando si scioglieranno le nevi dalle montagne così vicine che non danno tempo alle acque di rallentare la propria corsa. Precipiterò a valle? E come faranno a passare le falciatrici dei contadini che avranno bisogno di tagliare il fieno la prossima estate? Da anni i De Gasperi, Castelli e Roncati, le tre case al di là del torrente, chiedono quella revisione del ponte che ora è diventata veramente urgente. Esso poggia sulla proprietà di un Comune vicino ben disposto ad affrontare il lavoro necessario, ma che ha bisogno in questi anni di economia difficile, dell'aiuto della provincia. Ci sarà? O si dovrà chiudere il ponte considerato inagibile e noi dovremo come una volta mettere le scarpe di gomma e attraversare a piedi le poche acque che il Moggio ci fa vedere l'estate? Questa è una piccola storia vera che interessa poche persone, ma la vita dei paesi è fatta di storie come questa che restituiscono dignità alle persone, senso di giustizia e sono il lavoro non facile dei sindaci che sostengono con passione i bisogni della propria gente. È questo il lavoro, nel campo della politica, dove un serio impegno può dare risultati visibili e dove è più facile condividere con i propri concittadini quel senso di umanità tante volte stravolto, nelle sfere più alte, dal bisogno di potere.
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