martedì 6 agosto 2019
«La parola»: sull'esempio di altri organi di stampa che di volta in volta trattano un dato termine anche “L'Espresso”, ove da qualche settimana la p. 7 è a tema fisso. Iniziativa lodevole, ma forse con qualche problema di contenuti. Per esempio (21/7) Giacomo Papi parla del “tempo” e l'esordio pare ambizioso, ma stravagante: «Il tempo è la funzione fondamentale della politica perché rende possibile il rimpianto e la speranza». Funzione della politica? Scrivo mentre in tv vedo il dibattito al Senato: rimpianto e speranza? E allora ricordo la celebre “parola” di sant'Agostino: «So benissimo cosa è, il tempo, ma se qualcuno me lo chiede non gli so rispondere». In proposito resta celebre una “parola” di San Tommaso: «Il tempo è la misura delle mutazioni delle cose». Roba solo teologica e cristiana? Il grande Spinoza vedeva nel tempo uno dei due “attributi” conoscibili della Sostanza, Ente supremo che si realizza in infiniti “modi”. Grande letteratura in merito e qualche anno or sono anche qui (25/5/2017) un dialogo prima polemico, poi amichevole su un eccellente libro di Carlo Rovelli: proprio sul tempo. Da quelle altezze ora bel salto in basso, e prendi atto che, pur con l'ambizione di stupire, definire il tempo «funzione fondamentale della politica» è semplicemente una forzatura per riempire uno spazio in pagina, ma lascia un vuoto. Non basta: stesso numero (p. 3) la vignetta di Altan ha esordio biblico: «Il settimo giorno Dio riposò» Risposta ironica: «Sarà ora di svegliarlo». Con seguito in peggio. Stessa rubrica (4/8, stessa p. 7), la parola di turno è “Bestemmia” e Michela Murgia pare divertirsi sui modi più sottilmente offensivi nei confronti di Dio stesso deridendo qualche esempio biblico in cui la tenerezza del Salvatore si manifesta in toni più vicini alla sofferenza dell'uomo. Vuoto? Peggio, con amaro dispiacere...
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