giovedì 11 maggio 2006
Le grandi parole che non dicono più niente siano eliminate: cuore, dolore, piacere, compassione, pentimento.È questa una frase che estraggo da un testo più o meno farneticante di tale Hans Werner Richter, capo dell"associazione internazionale «Scrittori sadici» (un titolo che è già un programma), uno dei tanti detriti sociali che Internet trascina con sé. Il brutto è che, senza avere mai il coraggio di affermarlo esplicitamente, una buona fetta dell"opinione comune odierna si è adeguata a questo motto. Il cuore che significa sensibilità, sentimento, tenerezza, generosità, amore è ormai ridotto a una larva sdolcinata da canzonetta, priva del suo profondo valore umano. Il dolore è esorcizzato, come lo è la morte: o lo si presenta nelle forme macabre della violenza, oppure è del tutto nascosto perché non abbia a turbare la festa di chi sta bene.Lo stesso piacere nel senso sano e fin nobile di gioia, di serenità, di pienezza, di delizia è sostituito dalla lugubre pornografia, dalla bieca soddisfazione dei sensi, dalla prevaricazione egoistica. Per la compassione non si ha tempo: frettolosi come siamo per i mille impegni, non abbiamo lo spazio per sostare, per ascoltare, per offrire attenzione e misericordia. Ed ecco l"ultima parola cancellata: il pentimento. Sì, perché ormai il senso morale si è spento, non c"è più nella coscienza quella vibrazione e quel sussulto che è il rimorso per la colpa. Se vogliamo che l"uomo nella sua autenticità e grandezza sia sepolto, dobbiamo continuare ad ascoltare Richter o coloro che, ben più sottilmente e ipocritamente, ci conducono allo stesso misero approdo.
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