giovedì 25 agosto 2011
Ancora in zona “pappagallini” colti sul… “Fatto”. Ieri pagina 13 intera su Gesù, ma col trucco. In realtà un tentativo di rilanciare, strumentalizzando due pareri per fortuna diversi, di cui uno complice – in evidente conflitto di interessi – un libretto che in 121 pagine ha preteso in un sol colpo di «liquidare» (alla lettera) la divinità di Gesù e la teologia di Joseph Ratzinger, 2.000 anni di storia e di pensiero filosofico–teologico. Leggi e ti fa un po’ pena: roba stravecchia, luoghi comuni da secoli. Vale anche – stesso “Fatto” (p. 16) – per la nota di Luigi Galella su “Un prete scomodo”, piena di falsa ammirazione per «Don Gallo… sfolgorante di saggezza irriverente». Si riferisce a “La 7” di lunedì scorso, ove due giornalisti sorridenti a 360 gradi hanno cercato a lungo di far dire al “don” qualcosa in grave conflitto con Papa e vescovi, o addirittura con la fede come tale, senza vero successo. Lui, tra qualche parola di troppo, ha ripetuto spesso con entusiasmo questa espressione: «la mia Chiesa»! Voleva dire che ne è il padrone? No, sicuramente. Questa “sua” Chiesa è di Cristo, quello di pagina 13. Hanno provato fino in fondo anche a farlo scivolare sull’eutanasia, e lui se l’è cavata ricordando la santa morte della sua mamma, questa “sua” davvero. Raccomandargli prudenza? Certo. Ripete spesso lui, con soddisfazione, di non aver avuto «mai, mai! Neppure un’ammonizione» dalla sua Chiesa. Bell’elogio della libertà nella Chiesa stessa, persino di fronte a qualche intemperanza e a sconcertanti errori di mira. Caro don Andrea, lasciatelo dire da chi in passato – altri tempi, altre traversie – di “ammonizioni” ne ha avute ben due su faccende che con la fede davvero nulla avevano a che vedere. Ringraziane il Cielo e il tuo vescovo, e attento ai falsi amici!
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