martedì 21 gennaio 2014
Sabato sul "Secolo XIX" (p. II: «Apocalisse. Questi sono i giorni che viviamo») intervista a Massimo Cacciari sul senso odierno della «crisi» tra «restaurazione» e «apocalisse», «figura del Male» e problema del «Cathèkon», la misteriosa realtà (san Paolo, 2Tess 2,6-7) del fattore che nel tempo finale resisterebbe all'Anticristo. Ma la pagina intera ha come riferimento finale la «svolta politico-dottrinale» di Francesco sul «potere della Chiesa» circa società e politica: Giovanni Paolo II lo esaltava, Benedetto l'ha «indebolito» e con Francesco esso «scompare». Salvo quest'ultima frase, molto discutibile, non ci capisci nulla. Ed è la crema! C'è altro? Certamente. Stesso giorno su "Repubblica" (p. 39, "Cultura"): «Quello che siamo e facciamo sono soltanto linguaggio». A parte l'anacoluto di quel «sono», anche qui un paginone da cui capisci ben poco: grande intervista a Noam Chomsky, «uno degli intellettuali più ascoltati del pianeta». Leggi e ti chiedi di quale pianeta… Vale anche per quel «più ascoltati». Il problema è quanto "capìti". A te viene in mente, comunque, la favola dei vestiti nuovi dell'imperatore col grido del bimbo: «Il re è nudo». È così: pagine pienissime. Di vuoto.
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