Orizzonti Ue e vecchi problemi
sabato 1 maggio 2004
Mentre l'Europa agricola diventa sempre più grande e importante, gli agricoltori e l'agricoltura italiana continuano a lottare contro i problemi di sempre, o quasi. Due gli esempi che in questi ultimi giorni saltano all'occhio. Da una parte il problema incombente dei contributi agricoli, dall'altra il fiato sempre più corto che ha uno dei comparti d'eccellenza dello Stivale verde come quello dell'agrumicoltura. Ad attirare l'attenzione sulla questione dei contributi agricoli è stata la Cia - la Confederazione Italiana degli Agricoltori - che ha parlato di una Spada di Damocle sulla testa dei contadini. Si tratterebbe del risultato di diversi fattori. Da una parte, l'aumento dello 0,20% che rappresenta il graduale allineamento della contribuzione agricola al sistema generale; dall'altra, il fatto che la fine degli accordi di riallineamento ha portato da gennaio scorso un incremento repentino della retribuzione imponibile e, dunque, della contribuzione. A tutto ciò si aggiungerebbe l'aumento dei costi che deriverà dall'attuale fase di rinnovo dei contratti provinciali di lavoro. Gli effetti di questa miscela pericolosa, potrebbero vedersi alla scadenza della prossima rata contributiva. Intanto, l'agrumicoltura perde continuamente colpi. L'Ismea (l'Istituto per gli Studi sui Mercati Agricoli) ha stimato un netto calo della produzione di mandarini per la campagna 2003/04. Dall'indagine Ismea è risultata una produzione totale pari a circa 138mila tonnellate, in flessione del 14,5% rispetto all'annata precedente: un risultato da imputare al ridimensionamento del 14,2% della rese ad ettaro. Ancor più marcata è la flessione della produzione raccolta, stimata in circa 123 tonnellate ed in calo del 18,3% su base annua. Si tratta di una situazione ormai pressoché cronica e che va di pari passo con la disaffezione del mercato verso questi prodotti. Se, quindi, l'allargamento comporterà maggiori opportunità per i nostri prodotti, ma anche una concorrenza più alta, le imprese agricole italiane, in generale oppure in specifici comparti, dovranno continuare a fare i conti anche con difficoltà assolutamente tutte interne. Questo pur tenendo conto che gli strumenti per la riscossa esistono. A partire, per esempio, dai cosiddetti contratti di filiera. Che soffrono però di tutti i ritardi burocratici del caso. Sempre l'Ismea, infatti, ha fatto rilevare recentemente che ci è voluto più di un anno per la definizione dei criteri, delle modalità e delle procedure per la stipulazione di questi accordi. Eppure proprio questi contratti potrebbe significare molto per l'agroalimentare del nostro Paese. L'obiettivo è quello di realizzare programmi di investimento integrati a carattere interprofessionale, di rilievo nazionale che, partendo dalla produzione agricola, si sviluppino nei diversi segmenti della filiera agroalimentare. E i soldi seppur pochi - 300 milioni di euro per il 2003-2005 - non mancano di certo.
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