sabato 30 luglio 2011
Eccessi. Innanzitutto quello perenne come i lumini del cimitero grazie al quale Augias su "Repubblica" dà sempre spazio a ogni pensiero che sia contro Chiesa e fede cattolica. Ieri per esempio (p. 32) è toccato a Ezio Pelino, affezionato a interventi in tema, che a proposito del beato Giovanni Paolo II stigmatizza «le reliquie» come «simonia» e scrive che «Gesù arrivò a essere violento contro i mercanti del Tempio». E Augias? In brodo di giuggiole: cita il suo amico Cacitti per dire – gran novità! – che «il culto dei santi» è sì antico come il cristianesimo, ma che solo «col passare dei secoli» anche «i papi» sono stati proclamati santi. Falso! I primi Papi sono tutti «santi», per un paio di secoli, e poi la cosa diventa rara. Ma ad Augias preme affermare che «abusi e corruzione» conseguenti al culto dei santi e delle reliquie furono causa della «più drammatica rottura», quella di Martin Lutero. Detto sopra: lui si aggrappa anche al… Pelino per suonare il ritornello di sempre. Eccesso? Certo, ma non il solo. Sempre ieri, a proposito di Lutero fa coppia con un duo opposto. Infatti sul "Foglio" (p. 2: «Accorata invettiva contro il cattolicesimo rinunciatario e accomodante») Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro gridano che la Chiesa cattolica, Santa Sede in primo piano, da almeno mezzo secolo e con formale cedimento nel Vaticano II è diventata «sale insipido», «senza dogma… senza obbedienza… senza unità» e quindi tradisce la fede. In pratica essa ha subito «il fascino prepotente» del «monaco agostiniano» che l'ha conquistata e la sta conducendo alla dissoluzione… Riecco Lutero! Eccessi lontani? No, solo un "pelino" di differenza: nel catastrofismo.
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