mercoledì 8 giugno 2011
Ieri qui " «Omelie, melassa o piatto ricco?» " una lettera con risposta del direttore sul rischio di insignificanza delle prediche, e sempre ieri "Il Fatto" (pp. 1 e 8) ne aveva una accorata: «Chiesa, in che mondo convivi?» Lamento del "predicatore" laico: «Dalle alte cattedre i papi parlano di coppie e convivenza e il mondo vero si trova da un'altra parte». Bersaglio è Benedetto XVI, che in Croazia ha ricordato che nella visione cristiana e cattolica la verità della «convivenza tra uomo e donna», santa e sacramento, è il matrimonio. Parole vane, per il predicatore del "Fatto": Lui parlava, ma «il mondo vero si trova(va)» altrove. Eppure davanti al Papa, con sorpresa di tutti gli osservatori, c'era quasi mezzo milione di persone venute apposta. Vero che il messaggio del Papa su matrimonio, famiglia e fedeltà è alto, e tante volte non vissuto pienamente da molti di quelli che l'ascoltano, ma forse al neopredicatore sfugge un "fatto", e cioè che da 2.000 anni certe parole " dal Discorso della Montagna in poi, per intenderci " risultano poco praticate da chi le ascolta. Tutti "puri di cuore", "miti", "costruttori di pace", allora, quelli di fronte al Nazareno? E forse lo "scalpore" di qualche "predicatore" anche allora improvvisato è vecchio di 2.000 anni: «Nessuno ha mai parlato come quest'uomo!», «Da dove vieni?», «Con quale autorità dici ciò che dici?» Già allora un "fatto". Perciò lo scalpore apparentemente buonista del "Fatto" non pare una ragione per cambiare quel messaggio. Con una domanda di ritorno: "Fatto", ma che Chiesa pretendi di sostituire a quella che Lui da 2.000 anni salva anche da peccati e false prediche di tanti, dentro e fuori?
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