martedì 6 settembre 2022
In occasione della morte di Mikhail Gorbaciov almeno tre quotidiani – "Corriere", "Repubblica" e "Fatto", tutti lo stesso giorno, 1/9 – intervistano Achille Occhetto, l'ultimo segretario del Pci. Testimone prezioso, racconta dei suoi incontri con Garbaciov dimostrandosi di una disponibilità disarmante. Ieri su "Repubblica" (5/9) Francesco Merlo ci rivela il motivo, alludendo nel titolo ad Albano-Romina: «Nostalgia canaglia tra Gorbaciov e Achille Occhetto». Merlo va dritto al punto: «Fingiamo di non capire il fastidio che i russi provavano per Gorbaciov proprio noi che lo stesso fastidio senza grazia proviamo per il leader che buttò giù il nostro muro e cancellò il fattore K, distruzioni modeste se paragonate alla fine dell'Unione Sovietica, ma pur sempre grandiose nell'epica della sinistra italiana che Achille Occhetto salvò dalla camicia di forza dell'ideologia comunista». Occhetto, leggendo queste righe, avrà sorriso, amaramente, sotto i baffi: «Insomma, abbiamo anche noi un piccolo, glorioso Gorbaciov che trattiamo male come i russi trattarono male il loro». Dire male è dir poco: «La sinistra lo ha seppellito nel silenzio, non ha mai offerto al suo traghettatore presidenze, non lo ha mai candidato al Quirinale», neanche senatore a vita, niente. Se Merlo avesse ragione, le interviste a raffica avrebbero un significato più recondito della semplice caccia al testimone. Sarebbero una sorta di riparazione. Potrebbe essere l'omaggio implicito al politico che negli ultimi 30 anni ha operato il cambiamento maggiore.
Il lemma «cambio-cambiare» è frequentissimo nei titoli che commemorano Gorbaciov. «Addio a Gorbaciov che cambiò il mondo» ("Corriere", 31/8); «L'uomo che cambiò la storia» ("Repubblica", 31/8); «L'uomo della perestrojka (cambiamento, nrd)» ("Stampa", 31/8); «Con la perestrojka ha cambiato la storia del Novecento» ("Quotidiano nazionale", 31/8). Tra le tante sintesi felici, e meste, ne scegliamo due. Ezio Mauro ("Repubblica", 31/8): «La tentazione democratica era una colpa insopportabile nella Russia di allora, oggi è addirittura un peccato mortale». Anna Zafesova ("Stampa", 31/8): «È morto nel momento in cui la storia russa ha compiuto una giravolta a 180 gradi; e tutto (o quasi) quello che lui aveva conquistato o costruito è stato distrutto o rinnegato».
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