lunedì 23 gennaio 2006
Giudicare Dio negandone l"esistenza è assurdità diffusa tra i "laici". Corrado Augias aveva scritto, su Repubblica, che «nessuno finora ha saputo trovare una risposta soddisfacente a giustificazione di Dio per la presenza di tanto male e ingiustizia nel mondo». Era già mettere a priori Dio in colpa e sotto accusa. Un pastore valdese gli ha risposto (mercoledì 18) con le parole di un rabbino, Harold S. Kushner, che «soffre ingiustamente» perché «un figlio gli muore a 14 anni per una malattia terribile», ma dopo un lungo travaglio, «alla domanda dov"è Dio nelle ingiuste tragedie che colpiscono il mondo, risponde che Dio è colui che ci dà la forza per affrontarle e superarle». Se poi il rabbino fosse stato cristiano avrebbe spiegato quella forza, perché Dio si è incarnato anche per stare accanto all"uomo e soffrire con lui. Augias, però, elogia, ma non capisce la bella lettera del pastore e gli replica con il dogmatismo dei laici: «Resta la grande contraddizione ["] di un essere immaginato buono, giusto e onnipotente che assiste a una tale quantità di orrori e di ingiustizie, distogliendo lo sguardo». Chi distoglie lo sguardo è lui, davanti a un Dio che pure percepirebbe se solo se ne mettesse in ascolto. Lo dimostra il titolo scappatogli di mano per la sua risposta: «Il miracolo di Dio è riaccendere la speranza».
FORTI E DEBOLINeanche Marco Ventura (Corriere della sera, lunedì 16) sembra aver compreso molto del cristianesimo. Sui rapporti tra fede e politica scrive: «Religioni forti, democrazie deboli», compiendo l"altro errore dei laici di accomunare, in un giudizio fondato su categorie politiche, religioni non paragonabili tra loro: «Chiesa cattolica italiana dell"epoca postdemocristiana, establishment teocon della Casa Bianca, Chiese di Stato dell"Europa del Nord, ebraismo israeliano». La sua tesi è che «solo la debole democrazia consente alla religione di permanere refrattaria a democratizzarsi al suo interno e tuttavia protagonista all"esterno della democratizzazione della società ["] e di essere ancora legittimamente testimonial di democrazia verso l"estero e campione di autocrazia all"interno». Se i cosiddetti laici si informassero un po" sulla Chiesa cattolica (vedi san Paolo), saprebbero che al suo interno c"è molta più democrazia (il dono della comunione) di quanto essi credano, ma che l"autorità (il dono della paternità) viene dall"alto; che quindi non c"è problema di democrazia e autocrazia; infine, che la «sacralizzazione della democrazia» non interessa la Chiesa, perché la laicità l"ha inventata Cristo e la legittima autonomia delle realtà terrene l"ha confermata il Concilio. I laici non la capiscono, ma vogliono sempre dar lezioni alla Chiesa.
DIRITTI INCIVILIImpressionato dalle piazzate su 194 e Pacs, il rettore della Luiss, Gaetano Quagliarello, disquisisce sul «peso dei diritti civili» nella società (Messaggero, lunedì 18). Parte bene: «Con la fine del comunismo e del secolo delle ideologie, il conflitto politico è cambiato ["] Oggi sono i temi inerenti i diritti civili ["] considerati un tempo dalla sinistra a guisa di "sovrastrutture" ["] quelli che determinano le fratture di fondo». Però si arrende davanti ai "diritti civili": «Lo scontro è tra due modalità differenti di intendere la libertà». Non può essere libertà né diritto, tanto meno civile, uccidere il figlio in grembo, drogarsi, sposare una persona dello stesso sesso, pretendere i benefici del matrimonio senza sposarsi. I cosiddetti "diritti civili" semplicemente non esistono. Sono invenzione dell"Antilingua.
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