domenica 18 agosto 2019
Anche cantar d'amore, in fondo, è faccenda per l'uomo necessaria: quanto il canto cosiddetto impegnato. Certo, bisogna saperlo scrivere un canto d'amore, schivando ogni rischio di banalità. E magari tratteggiando l'eco di due occhi amati nei colori di un acquerello quasi cinematografico, con la penna intinta nella sensibilità: cosa che a Bungaro, capita spesso. Chi poi ascolterà, o leggerà, la canzone dell'artista pugliese dovrà solo ricordarsi di smettere di trattenere le proprie emozioni. Perché fa bene, a volte, lasciarsi andare. Cedere al cuore. «La stanza ha pochi metri e forse troppo amore; il ventilatore è fermo, bloccato: come noi... Avrei voluto rose per farti addormentare, per svegliarti coi colori dei quadri di Chagall... Ah, che occhi belli, da volerci far l'amore: per rubarteli per sempre... Ah, che occhi belli, da poterli raccontare... La stanza ha pochi metri e non c'è neanche il mare: assurdo, immaginarsi un volo di gabbiani. Ma tu ci devi vivere, io me ne voglio andare: ti cercherò comunque, nel modo che conosci... Le cose si somigliano, hanno punti di contatto: come gli amori unici, ritrovati e mai perduti, ritrovati e mai perduti, vivono per sempre dentro al cuore... Ah, che occhi belli, da volerci far l'amore: per rubarteli per sempre...».
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