martedì 16 febbraio 2016
Meno romantico di una carovana di cammelli, sicuramente più produttivo e veloce. L'arrivo ieri a Teheran del primo convoglio ferroviario a connettere la capitale iraniana a Pechino è comunque un evento. All'insegna dei rapporti sempre più stretti e strategici tra i due Paesi e in omaggio alla visita in corso del presidente cinese Xi Jinping, la prima di un capo di Stato cinese in 14 anni. Poco romanticismo nei 32 container che in sole due settimane hanno dislocato tonnellate di mercanzia aggiornata dalle manifatture della provincia orientale cinese delle Zhejiang, ma sufficiente audacia a riaccendere il mito mai sopito della Via della Seta. Con ogni probabilità, sull'interminabile via di 9.500 chilometri che attraversa anche le distese aride e steppose di Kazakhstan e Turkmenistan, una volta incrementata la frequenza per ora mensile, passerà una parte dei traffici per il valore di 600 miliardi di dollari in un decennio, che consolideranno l'armonia tra il Paese comunista e la teocrazia sciita. Una mano tesa di Pechino a Teheran, pochi giorni dopo la fine delle sanzioni occidentali all'Iran. Offrendo anche una alternativa alla tradizionale rotta marittima da Shanghai a Bandar Abbas, di 30 giorni più lunga e soggetta alle irrequietezze del Golfo. Un progetto visionario – ancor più per l'intenzione già segnalata di estenderlo verso l'Europa – che concretizza in modo efficace il multiforme l'impegno cinese noto come "One Belt One Road", che rinnova il mito mai sopito di un cammino di pace e di prosperità tra Oriente Estremo e Europa.
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