domenica 1 agosto 2004
La luna, che si affaccia su un cielo senza nubi, emana una luce soffusa, l'aria è tiepida, non c'è alito di vento" Capisco perché gli arabi parlano di una notte misteriosa, leila el qedr, quando il cielo si spalanca, gli angeli scendono in terra, le acque del mare si fanno piatte e la natura inanimata si eleva in adorazione del Creatore. Anche per me, mentre scrivo queste righe, la luna si affaccia e si rispecchia nella superficie del lago che vedo dall'alto della casa dei miei familiari dove sono in vacanza. E' una "notte misteriosa" non per epifanie mirabili ma proprio per la sua quiete segreta, sede delle vere rivelazioni di Dio, come aveva imparato il profeta Elia al monte Horeb, sul quale il Signore gli si era svelato in "una voce di silenzio sottile", in un lieve mormorio notturno (1 Re 19, 12). A esprimere sopra queste sensazioni sono le parole del diario di Charles de Foucauld, datate 13 novembre 1883. Egli è ancora un brillante ufficiale, in viaggio in Marocco. Non sa che proprio in quei deserti egli vivrà un'esperienza di fede e di donazione totale, fino a bagnarne di sangue le pietre col suo martirio. Già ora, nonostante la sua indifferenza religiosa, egli sente fremere una presenza in quella notte silenziosa. Sarà in un'altra notte, a Nazaret, nel 1897 che sentirà Dio dirgli: «Getta alle spalle tutto ciò che Io non sono. Devi fare un deserto ove tu solo sia con me, perdendoti in me». Proviamo anche noi stasera ad ascoltare la voce della "notte misteriosa" per raccoglierne l'appello, in attesa di ritornare nel giorno e nella città con una scintilla, un seme di gioia nel cuore.
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