Note di fede dagli ex Paesi comunisti in bilico tra tradizione e vere novità
domenica 13 giugno 2010
In seguito alla caduta del Muro di Berlino, al crollo della Cortina di ferro e alla conseguente definitiva apertura delle frontiere, oltre all'importante flusso di materiale musicale (a livello di partiture, diari e documenti vari) proveniente dagli archivi e dalle biblioteche dell'Est europeo, è uscito definitivamente allo scoperto un interessante nucleo di compositori profondamente legato al richiamo esercitato dalla musica sacra in tutte le sue forme (si pensi anche solo ad Arvo Pärt o Sofia Gubaidulina); dopo interi decenni trascorsi all'ombra del regime di terrore e di censura imposto dalla dittatura comunista, è questo il tempo in cui stanno venendo alla luce testimonianze di arte, fede e devozione che continuano a dimostrare come la speranza e le domande insopprimibili dell'uomo non conoscano limiti alla propria libera espressione.
Va fondamentalmente ricercato in tale ambito il baricentro focale del disco intitolato Baltic Exchange (pubblicato da Hyperion e distribuito da Sound and Music), un articolato progetto in cui la formazione vocale del Trinity College di Cambridge diretta da Stephen Layton ricostruisce le variopinte tessere del mosaico della vita musicale di Paesi come Lettonia, Lituania ed Estonia attraverso alcune significative pagine corali di carattere religioso concepite da un manipolo di autori che ricoprono una certa rilevanza nel panorama contemporaneo dell'area baltica: opere come la complessa e affascinante Missa Rigensis o il caleidoscopico e trionfante Laudibus in sanctis di Ugis Praulins (classe 1957), il luminoso e ipnotico Benedictio di Urmas Sisask (classe 1960), l'estatico Angelis suis Deus o il multifocale Pater noster di Vytautas Miskinis (classe 1954).
Composizioni che documentano un ritorno "ragionato" alla tonalità e che paiono superare lo scontro "avanguardistico" per rivolgere la propria attenzione alle fonti antiche, dando vita a un linguaggio originale in cui, attraverso sonorità trasparenti e austere armonie, si possono cogliere echi di canti monodici medievali e di polifonie rinascimentali innestate sulla tradizione vocale liturgica ortodossa o su quella folclorica e popolare slava: la proposta di una centralità spirituale in una società in forte ricerca di identità.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: