domenica 10 novembre 2013
«God bless America», Dio benedica l'America. C'era una volta, ma c'è ancora, una simpatia per l'"America" (metonomia per Stati Uniti) derivante dalla sua diffusa e gioiosa religiosità che mette fuori gioco ogni polemica sulla "laicità" dello Stato, di fatto esistente, ma in modo non esclusivo bensì comprensivo delle diverse fedi che la popolano. Scrive Vittorio Zucconi su la Repubblica (mercoledì 8): è «il "secondo inno" ufficioso degli Stati Uniti dietro al formale "Star Spangled Banner", la bandiera a stelle e strisce». La compose un musicista russo ed ebreo, Irving Berlin (che in realtà si chiamava Israel Bejlin) nelle trincee della Grande Guerra e da allora l'America per ogni occasione fa ricorso alla «canzone dolce e melensa» che «deputati e senatori, credenti o atei, intonano sotto la cupola del Campidoglio». La stessa che «i tifosi di baseball come i bambini sui campi sportivi cantano per chiedere che "God Bless America"». È «l'invocazione, tragicamente disperata, che deputati e senatori nel panico spontaneamente cantarono, insieme con milioni di americani, sui gradini del Campidoglio, nel pomeriggio dell'11 settembre 2001». Un inno che, proprio perché affratellava ogni fede, metteva in mostra la laicità di quel grande Paese. Adesso, però, scrive Zucconi, vien fuori un pezzo di «America stanca di benedizioni, che vuole espellere Dio dalle stanze del potere politico […] Un'America laica, atea, laicista, non cristiana che chiede alla Corte Suprema di proibire il canto di quell'inno mistico». È come se la Uaar nostrana (quella degli sbattezzi, l'Unione Atei Agnostici Razionalisti) avesse varcato l'Oceano. Il laicismo bisognerebbe chiamarlo "laicis-no": non progetta la laicità, la rifiuta, è la filosofia del no, della negazione, della morte. È l'ideologia della contraccezione, del divorzio, dell'aborto, del suicidio del consenziente, dell'eutanasia: tutti effetti del "No God". E un'America triste. Dicono no perché hanno paura di Dio e della gioia. Senza sapere che God li ama nonostante tutto.SILENZIO DI TOMBATrecentocinquanta Centri di Aiuto alla Vita (i Cav) si sono riuniti ad Assisi per il loro convegno annuale. Celebravano anche le 1.750.000 firme per l'iniziativa "Uno di noi", che ha investito tutta l'Europa. Sui grandi quotidiani italiani, però, neanche una parola, nemmeno per dirne male. Non era forse una notizia questo pezzo di Ue che ricorre al suo Parlamento per restituire la dignità di esseri umani a quei «grumi di materia», come li ha chiamati Lidia Ravera? I Cav salvano dalla morte 160.000 "uno di noi", i grandi quotidiani censurano con un silenzio di tomba.NOBELTÀDario Fo, Nobel per la letteratura, lamenta che il Vaticano gli avrebbe impedito di mettere in scena nel suo Auditorium di via della Conciliazione a Roma uno spettacolo postumo scritto dalla moglie, Franca Rame, sulle sue esperienze di senatrice. La Santa Sede smentisce: quella sala è gestita da un impresario e non direttamente dal Vaticano e nulla sapeva della vicenda. Fo, però, continua ad accusarla e su Il Fatto Quotidiano (domenica 3) scrive: «Com'è possibile che, nonostante l'apparire innovatore di Papa Francesco, che ha squarciato con il proprio atteggiamento ogni veto, la Chiesa possa tornare all'arcigno modo di gestire credo o pensiero? Il Vaticano censura me per colpire il Papa». Presuntuosa nobeltà.
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