giovedì 5 aprile 2018
Allo sbaraglio? Sì, ma non da dilettanti, da professionisti. Sul "Tempo" (3/4, p. 1) titolo invocazione: «Aridatece Woityla» (sic!). Segue racconto: «Il 2 aprile2005 moriva Karol Woytila» (sic!): due cognomi diversi ambedue sbagliati, e ripetuti nel testo. Poca competenza nel genere, forse, pur avendo avuto ben 27 anni per imparare il cognome giusto. Capita però che il seguito diventi perentorio: «... Wojtila (e tre!, ndr) l'ultimo grande pontefice cattolico». Al tempo! Ultimo «pontefice»? Ce ne sono stati altri due! Ultimo «grande»? Motu proprio (non si sa a quale titolo), che dice riconosciuta libertà di pensiero, ma non altrettanta autorevolezza. Poi però pensi al «cattolico» e il discorso si fa diverso: Benedetto e Francesco non lo sono anche loro? O per qualcuno non lo sono a sufficienza? ... E già! Ma qui non è pubblicità di poltrone. Infatti sul "Tempo" di questi tempi, a forte differenza da altri "Tempo" del passato non proprio preistorico, quando si tratta di papa Francesco trovi spesso solo rifiuto di rispetto e di conoscenza. Ovvio che è cosa libera - solo Dio è Dio! - ma se la tesi è imbracciata da chi ha poca confidenza con la storia della Chiesa, con i veri contenuti della fede cattolica in cammino "identica" e insieme "diversa", come insegnò proprio Pio XII e ricordava spesso anche sul "Tempo" padre Virginio Rotondi, e con l'accoglienza del Vaticano II e del suo cammino portato avanti personalmente da due Papi santi, Giovanni XXIII e Paolo VI, allora diventa cosa rischiosa e anche ridicola. Il salto nel vuoto di logica, di contenuti, di storia è assicurato e gli argomenti diventano per lo meno ingiustamente parziali. Infatti, nel pezzo suddetto pare venga assegnato un solo merito al «pontefice» «grande» e «ultimo cattolico» Giovanni Paolo II: «artefice di un passaggio d'epoca», ha provocato «il crollo del potere sovietico a Mosca». Solo questo? Poco, e distorto...
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