sabato 13 febbraio 2021
La figura di uno splendido pavone con le ali aperte in una delle prime pagine della rivista "Luoghi dell' Infinito" mi porta a ricordare il giardino della casa di Castel Gandolfo dove nostro padre si ritirava alla sera dopo una giornata faticosa e impegnativa di quei primi anni della libertà politica. Quando qualcuno raccontò che il Presidente amava gli animali e che gli avrebbe fatto piacere averne qualcuno nel suo giardino, arrivò un giorno in regalo una coppia di pavoni: uno dai mille colori e l'altro completamente bianco. Immagino che rientrasse nella loro indole non rispondere al desiderio di noi giovani di vederli aprire le meravigliose code in un ventaglio dai mille colori. Dimostrarono di avere un loro personale carattere: quando con voce gentile gli si chiedeva di aprire quella coda, lo facevano solo se ne avevano voglia e non per le nostre preghiere, belli e vanitosi. Ma nemmeno le nostre canzoni sembravano avere successo , solo quando indispettite si apriva la porta che dava sul giardino per rientrare a casa, il più grande, con un movimento veloce e qualcosa che sembrava un volo d'aria, apriva una splendida corona di colori e disegni immaginati da una natura ricca di fantasia infinita. Il modesto giardino dove i pini ancora giovani risentivano del vento che saliva dal lago per scendere poi nella valle dominata dal paese di Rocca di Papa, era diventato per nostro padre nelle poche ore della domenica o della sera inoltrata un luogo di meditazione e di pace. Il suo modo di amare gli animali lo aveva esposto ad accettare non solo da amici, ma anche da gente modesta del posto i piccoli grilli chiusi nelle loro gabbiette che dicevano, avrebbero cantato per lui, invece forse piangevano per aver perduto la libertà. Ma il grande amico era il lupo Kim che adorava mio padre, lo chiamava al mattino, lo accompagnava al cancello e lo aspettava la sera. Lasciò la sua vita quando vide che il suo amico-padrone non sarebbe tornato mai più.
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