mercoledì 22 dicembre 2010
Non è perché sono di
Treviglio che trovo meravigliosi
i due volumi
di grande formato, stupendamente
illustrati e robustamente
rilegati in cofanetto sotto il titolo
Media Pianura Lombarda. I
luoghi della fede, con i testi di
Luigi Minuti e le fotografie di
Maurizio Ferrandi (Moma Edizioni,
pp. 274+274): anzi, il fatto
di essere trevigliese e di conoscere
da vicino molti dei santuari
e degli oratori campestri
documentati in questo grandioso
monumento bibliografico,
acuirebbe il senso critico
qualora vi si ritrovassero delle
pecche. Invece niente, tutto ineccepibile,
tutto entusiasmante.
La
dizione scelta da Minuti, «Media
pianura», comprende la Gera
d'Adda e il più vasto territorio
tra l'Adda e il Serio, che
scende giù fino a Lodi e oltre,
un tempo bagnato dal leggendario
Lago Gerundo, in cui imperversava
il gigantesco serpente
che si spingeva a riva per
divorare i bambini, fissato per
sempre nello stemma dei Visconti
(il biscione con un bambino
tra le fauci) perché fu appunto
un Visconti a uccidere il
mostro. Il primo volume è dedicato
ai santuari di quel territorio
di confine tra il Ducato di
Milano e la Repubblica veneziana,
scenario di guerre e di
miracoli, che conobbe l'avvicendarsi
dei celti, dei romani e
dei longobardi, e che attualmente
interessa le diocesi di
Bergamo, Cremona, Crema,
Milano e Lodi. Attraverso le
stupende fotografie di Ferrandi
e i testi di Minuti, storicamente
documentati e affabilmente resi
come inviti a percorrere inconsueti
itinerari di cultura e di
fede, si incontrano capolavori
riconosciuti come il santuario
di Caravaggio, la Madonna delle
Lacrime di Treviglio, l'Incoronata
di Lodi e curiosità devozionali
come il santuario della
Beata Vergine della scopa, di Osio
Sopra, così chiamato perché
nel Medioevo fu vista la
Madonna scesa dal cielo per
spazzare e restituire al culto
l'antica cappella che era stata
trasformata in stalla; oppure il
San Giovanni Battista al Calandrone
di Merlino, dove si conserva
la vasca in cui un cacciatore
immerse il suo cane malato
invocando, come attesta la
lapide, «O San Giuàn, se te fe
guarì i cristian, fa' guarì anca el
me can» (e il cane guarì). I 65 oratori
campestri del secondo
volume, che si aggiungono ai
55 santuari del primo, sono
quasi più sorprendenti. Colpiscono
le superstiti absidi romaniche
e longobarde di Bariano,
di Fara d'Adda (la Basilica Autariana
è anteriore al re Autari,
morto nel 590, marito di Teodolinda),
gli affreschi del Bergognone
in Sant'Ilarione a Barbuzzera
di Dovera, lo stupefacente
San Biagio di Rossate, a
Lavagna di Comazzo, con un
alto tiburio ottagonale decisamente
bramantesco, in mezzo
alla campagna. Non si finirebbe
più di elencare, ma quel che
conta è la preziosa operazione
di memoria storica e artistica
compiuta da Minuti, in un gesto
d'amore per la propria terra,
testimone di antiche gesta.
E giusto onore viene reso a
molti personaggi femminili, alla
donna lombarda, la tipica
«regiùra» (reggitrice), con illustri
precedenti: santa Melania,
che nel IV secolo si stabilì a Palazzo
Pignano dove oggi sorge
una Pieve romanica accanto ai
resti della villa romana recentemente
dissepolta; Bianca Maria
Visconti che sposando Francesco
Sforza segnò il passaggio
dall'età viscontea a quella sforzesca
e " caso unico " governò
come co-reggente; fino a Emilia
Woina Piazzoni (1823-1900)
che, prematuramente vedova,
si dedicò da Castel Cerreto a
promuovere agricoltura, industria
e commercio; per non
parlare di fondatrici come le
sante Paola Elisabetta Cerioli,
Francesca Cabrini, Geltrude
Comensoli. Insomma, un percorso
nella Media pianura lombarda
convince dell'artificiosità
della distinzione tra arte e storia
maggiore o minore, perché i
segni che la civiltà ha lasciato
nella e sulla natura sanciscono
la grandezza dell'ingegno umano,
tanto più quando è alimentato
dalla fede.
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