Nella Passione mitologica di Fux la sapienza allegorica del barocco
domenica 24 marzo 2013
Può apparire piuttosto strano e alquanto originale che i personaggi di un'opera sacra come l'Oratorium germanicum de Passione Domini di Johann Joseph Fux (1660-1741) siano figure mitologiche assolutamente profane come Andromeda, Cassiopea o Perseo; ma è sufficiente trovare la chiave di lettura appropriata perché intorno alle antiche vicende immortalate da Apollodoro e Ovidio si ricompongano tutti i tasselli di un intreccio che, grazie alle dovute ricostruzioni dei diversi piani di riferimento, consente di appurare in modo chiaro ed evidente come il fulcro della vicenda risieda infatti nella trasposizione allegorica che vede l'eroe protagonista (Perseo/Cristo) assumere su di sé tutte le colpe dell'umanità dolente (Andromeda/Anima) per liberarla dal peccato originale ereditato dai propri avi (Cassiopea/Eva).È questo il nucleo fondante sopra cui Fux ha costruito il proprio adattamento musicale della Passione, unico oratorio da lui scritto in lingua tedesca (nel 1731) durante la sua lunga militanza (quasi quarant'anni) in veste di compositore di corte e Kapellmeister presso la Casa Imperiale Asburgica e oggi al centro della registrazione realizzata dal gruppo di voci bianche dei St. Florianer Sängerknaben e dall'ensemble strumentale Ars Antiqua Austria diretti al violino da Gunar Letzbor (cd pubblicato da Pan Classics e distribuito da New Communication).L'Oratorium è introdotto da una Sinfonia che si apre con un Adagio, preambolo meditativo all'atmosfera raccolta e alla dimensione quasi cameristica (l'organico prevede un'orchestra d'archi con accompagnamento d'organo) di una partitura sostanzialmente scorrevole, illuminata qua e là dagli squarci aperti dall'ispirata aria del lamento di Andromeda («Freyheit ist mir unbenohmen»), dal brano in cui Perseo consola l'Anima afflitta («Nicht verzoge meine Freindin») e dal duetto del sacrificio d'amore («Dir Zuliebe kham ich eben»), epicentro dell'intera opera che affida poi la "morale" della vicenda al solenne coro conclusivo («Alles Trauren Alles Seufftzen»), dove ai protagonisti si aggiungono anche le figure di Furor e Nemesis (Giustizia): «Rallegratevi, o figli di Eva, perché Cristo ha portato la felicità attraverso la sua sofferenza e ha cancellato ogni pianto e ogni lutto».
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