Santa Maria Maggiore con Scarlatti è Betlemme
Alessandro Scarlatti - Christmas at the Bethlehem of the West - Coro e Orchestra Ghislieri, Giulio Prandi Arcana / Self. Euro 19,00

Il nuovo disco firmato da Giulio Prandi e dalle compagini del Coro e dell’Orchestra Ghislieri ha una scenografia naturale di grande fascino: la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. È qui che, nel 1707, Alessandro Scarlatti (16601725) venne nominato maestro di cappella ed è sempre qui che, nel dicembre dello stesso anno, risuonò per la prima volta la sua Messa per il Santissimo Natale.
Venerato santuario mariano, Santa Maria Maggiore è da secoli al centro delle celebrazioni natalizie della città, grazie anche alla presenza di preziose reliquie legate alla nascita di Gesù – tra cui i resti della sua culla – e di uno splendido presepe marmoreo; un insieme di elementi che hanno valso alla basilica l’appellativo di “Betlemme d’Occidente”. E proprio Christmas at the Bethlehem of the West è il titolo dell’album in cui Prandi e compagni hanno raccolto alcune pagine “a tema”; lo schema simmetrico del programma prevede due Messe di Natale poste agli estremi, a incorniciare la cantata pastorale Non so qual più m’ingombra e due altri mottetti di Scarlatti, l’ispirato Beata Mater e l’evocativo O magnum mysterium. Se la chiusura del disco è affidata alla
Messa per la notte di Natale di Giovanni Giorgi (ca.1700-1762) – anch’essa scritta per Santa Maria Maggiore qualche decennio più tardi – l’apertura spetta alla ricchezza contrappuntistica della Messa scarlattiana, un grandioso edificio sonoro che testimonia il sommo magistero del compositore. L’interpretazione punta a far rivivere l’intenso dialogo tra le due cappelle musicali che storicamente animavano le celebrazioni natalizie della Basilica, grazie a un organico accuratamente calibrato e a una lettura che privilegia la trasparenza e la plasticità delle linee vocali. È proprio dentro questa chiarezza e vitalità espressiva, restituita con rigore e freschezza, che trova senso anche lo spirito dell’intero progetto; perché – come ricorda Prandi – «è musica che parla, diretta, schietta; che solleva lo spirito chiamando al sorriso».
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