Nella crisi e nella paura fu un padre per la città
domenica 25 giugno 2017
Un pastore amorevole ma fermo, che seppe guidare la comunità locale in un momento di smarrimento e di confusione: è questo il ritratto di san Massimo di Torino giunto fino a noi. La sua opera si colloca nel IV secolo, quando la città subiva la minaccia dell'invasione di stranieri che portavano guerra e violenza. Ma anche davanti all'arrivo dei barbari Massimo, primo vescovo di Julia Augusta Taurinorum, seppe rimanere un maestro saggio, dando speranza alla gente. La sua biografia arriva frammentata, ma la tradizione lega la sua formazione a sant'Ambrogio e a sant'Eusebio di Vercelli, il vescovo che lo inviò come pastore della nuova cattedra torinese. Dai suoi scritti traspare il carattere di un uomo mite ma in grado di indicare al suo popolo con fermezza la direzione da seguire in mezzo alla crisi. Morì in un anno imprecisato tra il 408 e il 423.
Altri santi. San Prospero d'Aquitania, monaco (IV-V sec.); sant'Adalberto di Egmond, abate (VIII sec.).
Letture. Ger 20,10-13; Sal 68; Rm 5,12-15; Mt 10,26-33.
Ambrosiano. Gen 2,4b-17; Sal 103; Rm 5,12-17; Gv 3,16-21.
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