Nel «Te Deum» di Penderecki le note di fede del nostro tempo
domenica 30 dicembre 2007
«O
gni artista è testimone del tempo in cui vive; nessuno può permettersi di comporre o di scrivere solo ciò che vuole, ma occorre raccontare agli altri ciò che accade": alla luce di questa dichiarazione d'intenti si può ripercorrere l'intera traiettoria creativa del compositore polacco Krzysztof Penderecki (classe 1933), contrassegnata da opere di forte impatto simbolico come la Trenodia per le vittime di Hiroshima, l'Oratorio per Auschwitz e il monumentale Requiem polacco, in cui sono via via confluite pagine scritte in memoria del cardinale primate di Polonia Stefan Wyszynski, in occasione della beatificazione di padre Massimiliano Kolbe o del quarantesimo anniversario della rivolta di Varsavia contro l'occupazione nazista, insieme con i brani dedicati a Lech Walesa, al movimento sindacale di Solidarnosc e agli operai caduti durante gli scontri presso i cantieri di Danzica.
Tributi appassionati alla storia politica e religiosa del Ventesimo secolo, a cui va sicuramente affiancato il Te Deum per voci soliste, coro e orchestra: una partitura complessa nella concezione e grandiosa nella struttura, attraversata da una forte tensione drammatica, iniziata nel 1978 (in seguito all'elezione al soglio pontificio di Karol Wojtyla), completata nel 1980 e oggi riproposta in una significativa registrazione discografica " sotto la guida di Antoni Wit, allievo nella classe di composizione dello stesso Penderecki " dal Coro e dall'Orchestra Filarmonica Nazionale di Varsavia, (cd pubblicato da Naxos e distribuito da Ducale).
Solitamente intonato nelle occasioni liturgiche più importanti e solenni, il Te Deum rappresenta per eccellenza il canto di lode e ringraziamento a Dio; un'invocazione accorata di pace e speranza, che in questa incisione viene simbolicamente affiancata alla Ciaccona che nel 2005, all'indomani della scomparsa di Giovanni Paolo II, il compositore ha voluto aggiungere al suo Requiem in memoria dell'amato "Papa polacco". Ennesimo tributo alla storia del suo tempo da parte di un autore che continua a esprimere la propria missione artistica e spirituale attraverso la musica sacra, le sue forme e i suoi linguaggi: perché, per sua stessa ammissione, è questo l'unico modo con cui riesce a «dare voce alla Verità».
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