Nei mottetti di Daniel Danielis un barocco intriso di spiritualità
domenica 22 febbraio 2004
Accostarsi oggi ai mottetti tratti dal Cæleste convivium di Daniel Danielis (1635-1696) significa in qualche modo riconoscere la vittoria dell'arte e dell'ingegno sul "lato oscuro della storia": quello che ha riservato un destino implacabile e condannato ingiustamente all'oblio tanti preziosi frutti della creatività umana. La raccolta era infatti ormai pronta per la stampa quando l'improvvisa scomparsa del suo autore fece naufragare il progetto di pubblicazione; a oltre trecento anni di distanza, lo scrigno delle opere religiose di Danielis si è aperto nuovamente e i suoi gioielli musicali sono tornati a risplendere: dapprima in un'edizione critica curata dal Centro di Musica Barocca di Versailles, ora in una significativa edizione discografica realizzata dall'Ensemble Pierre Robert diretto da Frédéric Desenclos (cd pubblicato da Alpha e distribuito da Jupiter). Sotto il titolo di Cæleste convivium sono riuniti undici petits motets in lingua latina - per tre voci soliste e basso continuo - risalenti all'ultimo periodo di attività del musicista, quando questi ricopriva la carica di maestro di cappella presso la cattedrale di Saint-Pierre a Vannes. Lavori di pregevole fattura, legati tra loro da un unico, grande tema che conferisce un profondo senso di unità a tutta la collezione: quello dell'Eucaristia, della celebrazione della presenza di Cristo nell'ostia consacrata e dell'invito salvifico a partecipare al "banchetto celeste". Un ambito di riferimento lontano anni luce dal gioco delle vanità che caratterizzava tanto i riti profani della vita di corte, quanto i fuochi di artificio orchestrali e i virtuosismi canori così di moda nel teatro musicale dell'epoca. Il barocco sacro di Danielis è qualcosa che mira invece all'essenza, a trasfigurare sul pentagramma l'alto valore simbolico dei testi, circondando di un metafisico alone sonoro il significato insondabile del mistero eucaristico. Nei mottetti del compositore francese tutto scorre in modo estremamente naturale, attraverso un contrappunto fluente e misurato, tra involate ritmiche e fremiti espressivi, in una varietà di timbri e dinamiche continuamente risvegliata dall'alternanza tra gli interventi dei cantanti solisti e il cupo, ovattato tappeto strumentale offerto da fagotto, violoncello e organo.
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