Nei campi non crescono i redditi
sabato 8 maggio 2010
Dal 2000 al 2009 in Italia i redditi agricoli reali sono diminuiti del 36% contro una crescita del 5,3% nell'Unione europea. Questi due numeri non lasciano spazio a dubbi: l'agricoltura italiana ha perso terreno, non solo "fisicamente" ma anche economicamente. Chi lavora nei campi resiste, certo, ma a caro prezzo e perché riesce a realizzare economie che in altri settori sarebbero impossibili. A tratteggiare un quadro che non è certo roseo, è stato l'Eurostat, l'ufficio europeo di statistica, che ha indicato anche un calo, ovvio, del numero degli occupati: meno 25% nell'Ue e meno 16% in Italia.
Il taglio netto dei redditi e quello, meno accentuato ma pur sempre pesante, degli occupati, sono motivati non solo dalla effettiva contrazione del settore, ma anche dalla composizione variegata della compagine europea. Approfondendo i numeri, la realtà critica in Italia ne risulta confermata. Sempre secondo l'Eurostat, infatti, i redditi agricoli sono diminuiti in dieci paesi Ue e aumentati in 17: tra le riduzioni più rilevanti, con quella dell'Italia e del Lussemburgo (- 36%), anche quella registrata in Danimarca (- 46%), e in Irlanda (- 30%); solo tra il 2008 e il 2009 Eurostat indica la contrazione in Italia pari al 21%, così come in Germania. Quanto all'occupazione, la diminuzione più consistente è stata registrata in Estonia (-55%), dal 2000 al 2009; con l'Italia, anche la Spagna e la Francia hanno visto una contrazione (- 17%). Complessivamente nel 2009 erano occupati in agricoltura 11,2 milioni di europei.
Se questi sono i numeri generali e «di tendenza», altri dati confermano l'altalenare continuo delle produzioni e dei prezzi ai quali il comparto agricolo è sottoposto. Dopo un 2009 nero, secondo l'Ismea, la produzione e il valore aggiunto agricolo si mostrano in recupero nel I trimestre 2010 " rispettivamente del 2% e del 2,5% rispetto al trimestre precedente " intanto però, sempre nello stesso periodo le quotazioni all'origine non pare siano risalite dopo i tracolli dei mesi precedenti. La conclusione dell'Ismea è che la redditività degli agricoltori, misurata in funzione dell'andamento della ragione di scambio, continua ad essere su livelli molto inferiori rispetto a due anni fa. Ad indicare lo stato di salute delle imprese sono poi arrivati anche altri dati. Secondo l'Unacoma, l'associazione dei costruttori di mezzi agricoli, a due settimane dalla pubblicazione del decreto governativo per gli incentivi, oltre il 50% dei fondi disponibili per le macchine agricole è stato già impegnato. Prima, il mercato era pressoché bloccato.
Numeri che parlano chiaro: l'agricoltura continua ad esistere, ma gli agricoltori combattono sempre più con i conti in rosso. Anche dopo le tante campagne in difesa della qualità dei prodotti italiani e dopo le molte intese per ridare fiato alle filiere alimentari che in questi anni sono state raggiunte. Intanto qualcuno ha proposto una «assicurazione» contro i tracolli di mercato.
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