martedì 6 settembre 2022
«Tra il 1941 e il 1943 quattro transatlantici della Marina mercantile italiana – Saturnia, Vulcania, Giulio Cesare e Caio Duilio – furono appositamente trasformati nelle cosiddette Navi Bianche per riportare in patria dall'Africa Orientale Italiana 30.000 civili prelevati dalle loro case dopo l'occupazione del 1941 e rinchiusi nei campi di concentramento britannici: donne, anziani, invalidi e tantissimi bambini...». Lo annota Massimo Camorani nel suo diario pubblico e pubblicato "Dalle navi bianche alla linea Gotica 1941- 1944".
Dovevo tornare dal Niger per imbattermi con qualche pezzo di storia per me sconosciuto e particolarmente eloquente. Mi ha particolarmente incuriosito quello delle "Navi Bianche" che furono chiamate tali perché colorate di bianco con una grande croce rossa. Ciò per essere meglio identificate e dunque evitare di essere un facile bersaglio di guerra. Si trattava di bastimenti che riportarono migliaia di connazionali in patria in seguito alla rapida dissoluzione dell'impero coloniale italiano in Africa Orientale a opera degli inglesi.
E fu così, sempre secondo il diario del citato Massimo Camorani, che «... dopo mesi nei campi di prigionia trascorsi in proibitive condizioni climatiche, igieniche, alimentari e sanitarie, i rimpatriandi si trovarono ad affrontare un percorso lunghissimo e difficile di circumnavigazione dell'Africa, poiché il governo britannico non aveva concesso il passaggio dal Canale di Suez... tre viaggi, ognuno dei quali, tra andata e ritorno, durava tre mesi, su una distanza di oltre 23.000 miglia...».
Le navi di nessuno, invece, sono quelle che oggi, in circostanze analoghe, imbarcano persone che fuggono dalle prigioni libiche, nelle quali sono state internate per la colpa di aver tentato di fuggire da altri "inferni" meno noti ma ugualmente mortali. Piuttosto che navi usano gommoni e non devono circumnavigare l'Africa. Sfidano quel Mediterraneo che, un tempo era un "mare di mezzo" ed è ormai camuffato in cimitero marino incustodito.
«I sopravvissuti ancora a bordo sono 460 e le condizioni di molti di loro non sono buone. Soccorsi dopo 3 giorni sotto il sole, senza cibo né acqua, sono disidratati, presentano ustioni da carburante, gravi ferite e infezioni non curate e segni fisici e psicologici delle violenze e delle torture subite nei campi di detenzione libici» (Messaggio di richiesta di aiuto, Mar Mediterraneo, 30 agosto 2022).
Un popolo che smarrisce la memoria rischia di smarrirsi a sua volta nel mare dell'indifferente ipocrisia del tornaconto economico ed elettorale.
Casarza Ligure, 4 settembre 2022
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