martedì 26 settembre 2023
La parola che più accompagna l’annuncio della morte di Giorgio Napolitano (quotidiani del 23/9) è «addio». Vi ricorrono “Corriere”, “Repubblica, “Libero”, “Manifesto” e “Verità”, ossia testate di tutti i colori. Parola di uso comune e apparentemente neutra, è curioso che l’interiezione «addio» venga da «a Dio», sottintendendo «ti raccomando» (vedi Treccani); e sia rivolta al Presidente laico che per sé ha chiesto una cerimonia laica. «Addio» e poi «re», entrambe nel titolo del “Manifesto”: «Addio a Napolitano, il presidente re». Ogni testata sottolinea la caratteristica che ritiene più adeguata al personaggio; o alla propria linea ideologica. “Corriere”: «Addio a Napolitano, il presidente delle scelte difficili». “Repubblica”: «Addio al Presidente che amava l’Europa». “Stampa”: «Grazie, Presidente. Con te finisce un’epoca». “Fatto”: «L’ultimo re». “Libero”: «Addio a Napolitano, il comunista pentito». Titoli identici per due quotidiani agli antipodi: “Domani”: «Il comunista diventato presidente»; e “Verità”: «Addio al comunista diventato presidente con la sconfitta del comunismo». Il “Quotidiano nazionale” sottolinea le tante “prime volte” con il titolo «Giorgio il primo. Il primo ex comunista a entrare al Viminale, poi a salire al Colle e primo a essere rieletto». Toni veri ma sempre di rispetto anche nella critica, con l’eccezione del “Giornale”: «Fine del comunista che ha usato la democrazia», con il commento di Alessandro Sallusti dal titolo emblematico: «Il camaleonte». Il “Giornale” non molla e il giorno dopo (24/9) prende di mira gli altri quotidiani: «“Comunista liberale” e “atarassico”. Quei ridicoli ritratti di Re Giorgio», con il commento di Sallusti: «I coccodrilli chic cadono nel ridicolo». Il 25/9 tocca invece a Camillo Langone fare a pezzi Francesco alla camera ardente, titolo: «Se il Papa non fa il segno della croce per non urtare i compagni di Napolitano». Langone, che scrive usando la prima persona, ci va pesante: «Il Papa che ha fatto trenta al prossimo funerale potrebbe fare trentuno: presentarsi in clergyman, senza quell’assurdo, anacronistico abito bianco e soprattutto senza quell’impressionante croce sul petto, indelicata verso atei, buddisti, maomettani, zoroastriani... ». Il rispetto per la volontà della famiglia del Presidente non conta nulla. © riproduzione riservata
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