mercoledì 11 dicembre 2013
“Giornale” (9/12, p. 22): «L'inedito Napoleone, cattolico, apostolico e soprattutto romano» (ed. Esd, prefazione del cardinale Biffi). Vi trovi Bonaparte che, in dialogo col generale Bertrand, positivista e ateo, replica al tentativo di presentare Gesù «grande maestro di vita e di morale», ma «non Dio». No! «Non c'è via di mezzo: o Cristo è un impostore o è Dio»! Lo prova anche, per lui, la «permanenza» della Chiesa dopo 18 secoli. E proprio lui in tema la sapeva lunga: aveva creduto di poter annientare la Chiesa arrestando e deportando in Francia due Papi, Pio VI e Pio VII e annettendo al suo impero lo Stato pontificio, ma poi si era visto sconfitto e deposto, con la Chiesa vittoriosa anche agli occhi degli uomini e aveva intuito nella vicenda «la forza che tiene in piedi questa Chiesa», una forza non solo umana. Proprio perciò «volle morire nella religione cattolica apostolica romana con tutti i sacramenti» che richiese allo stesso Pio VII, ottenendoli anche in abbondanza. Pio VII infatti chiese agli inglesi di rispettarne la vita fino alla fine; gli inviò come confessore un prete, corso come lui, e «accolse a Roma sua madre e i suoi congiunti». Era già scritto allora: «Non praevalebunt!».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI