Musica e fede, il genio di Bach emerge dai talenti della sua famiglia
domenica 1 febbraio 2009
La figura di Johann Sebastian Bach si staglia come un luminoso punto di riferimento nella storia della musica di tutti i tempi; un astro destinato a brillare di luce propria, tanto da proiettare ombre lunghe e oscure sul panorama compositivo coevo, dai cui nebulosi meandri solo in tempi recenti, grazie allo studio e all'opera decisiva di ricercatori ed esecutori, si incominciano a ridefinire contorni e dettagli. Come quelli che riguardano proprio la gloriosa dinastia dei Bach, musicisti provetti che alla verdeggiante terra di Turingia hanno regalato intere generazioni di illustri artisti che per diversi decenni hanno ricoperto un ruolo di primo piano sulla ribalta musicale europea, come ci viene testimoniato da due interessanti progetti discografici pubblicati dall'etichetta tedesca Carus (distribuita in Italia da Jupiter).
Se il numero delle partiture che il sommo Johann Sebastian ha copiato di proprio pugno da un altro autore può essere considerato un evidente segno di stima, Johann Ludwig Bach (1677-1731) godette sicuramente di un'alta considerazione da parte dell'augusto parente, nella cui biblioteca si trovavano ben diciotto sue cantate da chiesa. Un'evidente conferma del notevole talento del "cugino di Meiningen" ci viene fornita dagli ensemble Ex Tempore Gent e Orpheon Consort che, sotto la direzione di Florian Heyerick, hanno registrato una ricca e significativa selezione degli splendidi Mottetti di Johann Ludwig: partiture sorprendenti per ampiezza di dimensioni, ricercatezza della scrittura vocale, nobiltà delle soluzioni armoniche e profondità del sentire religioso.
Guidate da Fritz Näf, le formazioni corali e strumentali Basler Madrigalisten e L'arpa festante si sono invece soffermate sulla produzione sacra di Carl Philipp Emanuel Bach (1714-1788), secondogenito e più famoso tra i figli del Thomaskantor di Lipsia, incidendo la cantata natalizia Die Rimmel erzählen die Ehre Gottes a fianco del grandioso e caleidoscopico Magnificat (scritto a Berlino nel 1749), che in oltre quaranta minuti di musica eccelsa si impone per la geniale capacità di fusione tra la grande tradizione del passato e la spinta innovativa di un linguaggio che si apre verso istanze stilistiche ormai già proprie dell'età classica.
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