Mondadori riletto in modo didascalico
venerdì 23 dicembre 2022
Proporre una fiction, addirittura una docufiction (quindi con testimonianze e immagini di repertorio) su un editore, Arnoldo Mondadori, che ha per sottotitolo I libri per cambiare il mondo, è un atto di coraggio in un Italia dove si legge sempre meno, anche se si continua a stampare tanto, e dove il libro mantiene un fascino solo per chi, amante della carta (compresa ovviamente quella dei giornali), stenta a sentirsi a suo agio nella lettura attraverso lo schermo di un pc, di un iPad o di uno smartphone. Anche per questo la docufiction diretta da Francesco Micciché, andata in onda mercoledì in prima serata su Rai 1, ha puntato molto, come spesso succede in questi casi, all’intreccio tra vita privata e vita pubblica raccontando, sullo sfondo di un preciso contesto sociale e politico, la storia imprenditoriale e umana del geniale creatore degli Oscar Mondadori, interpretato da Michele Placido: l’infanzia segnata dalla povertà, gli esordi come ragazzo di bottega in una tipografia, l’incontro con la moglie Andreina (Valeria Cavalli), la maturità e il successo come editore, ma anche il rapporto conflittuale con il figlio primogenito Alberto (Flavio Parenti). Diciamo subito che la parte fiction, soprattutto quella che riguarda l’infanzia del protagonista, è a tratti un po’ da libro Cuore. Dopo di che il personaggio evolve, prende consistenza da adulto, grazie anche all’interpretazione di Michele Placido, ma la ricostruzione dei fatti resta troppo didascalica. Le parti migliori finiscono per essere le testimonianze (dal nipote Luca Formenton, alla figlia del fratello, Roberta, agli ex collaboratori) e soprattutto le immagini di repertorio (una per tutte: l’incontro tra Mondadori, Feltrinelli e Bompiani) che ci restituiscono pezzi di storia della televisione e del nostro Paese.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: