venerdì 17 giugno 2011
«È buona cosa che avvengano gli scandali... ma guai a colui che li provoca». Ho saltato apposta il latinorum, per non far torto a Lotito (negli anni Sessanta avrei detto Pianelli, il presidente del Toro che pure riesumava approssimativamente detti classici) ma soprattutto per bloccare subito, con una sintetica espressione evangelica, gli scandalosi eventi degli ultimi giorni.
Il nuovo e ancora irrisolto Calcioscommesse ha felicemente avviato la pratica del pentimento delle istituzioni distratte, spingendole - come avevo raccomandato fin dalle prime ore - a cercare collaborazione con le forze dello Stato per attuare controlli severi all'attività talvolta truffaldina dei tesserati; e nel frattempo arrivava - con tempi da giustizia ordinaria, a loro volta scandalosi - la condanna alla radiazione per Luciano Moggi, Antonio Giraudo e l'Innocenzo Mazzini vicepresidente federale.
Questo secondo annuncio era atteso, ancorchè ritardato dalle continue minacce di Moggi di far ricorso alla giustizia civile per danni ricevuti da eventuali sentenze di condanna della giustizia sportiva ch'egli ritiene - non essendo più tesserato e attualmente "trattato" da un tribunale dello Stato - inabile a giudicarlo. Alla fine, la sentenza calcistica è arrivata in un clima particolarmente adatto alla severità: non sempre chiodo scaccia chiodo, stavolta il Calcioscommesse ha appesantito anche l'atmosfera di Calciopoli, e Moggi & C. l'han pagata cara.
Ovvero secondo regola, mentre qualcuno s'attendeva - Giraudo di sicuro - che cinque anni d'attesa avrebbero intenerito i giudici. Questi han voluto precisare - era necessario - che la sentenza non è stata "inquinata" dagli atti del processo di Napoli, lasciando intendere che quelli, ricchi di nuove intercettazioni, andranno eventualmente trattati a parte e che, comunque, il «mal comune mezzo gaudio» non funziona, così come non dovrà funzionare il detto popolare - volgare e qualunquistico - secondo cui «il piu' pulito ha la rogna».
Il calcio, che spesso si segnala come luogo di cialtroneria e slealtà, contrariamente ai suoi principi basilari, non è certo peggio della società civile in cui è nato e cresciuto a incredibili livelli di successo. Il calcio ha anticorpi straordinari, come hanno mostrato le partite conclusive del campionato (scandaloso?) di B e l'entusiasmante ritorno dell'antico Novara di Piola e Udovicich in A. Il calcio ha solo bisogno - e ora ne ha l'opportunità - di controllori più severi: so di avere disturbato, all'esplodere del Calcioscommesse, le autorità distratte e sonnolente. Oggi registro l'intervento - a dir poco... scandaloso - di Platini che dall'alto della presidenza europea se n'e' uscito con un «era ora» che lo fa come minimo complice della leggerezza nostrana, perchè tradotto in italiano vuol dir semplicemente che anche lui sapeva. O come disse il magistrato di Cremona, «aveva la sensazione».
Vorrei dire che non c'è partecipazione gioiosa, a questi amari eventi. Ho provato dolore per Beppe Signori, pena per quel patetico Paoloni e la sua sfortunata consorte, imbarazzo per quei figuri che s'intrufolano nelle cose e fra gli uomini del calcio con troppa facilità. E non gioisco per la condanna di Moggi, mentre la mitica Rete del Popolo lo vuole santo o in galera. Ricordo Enzo Biagi, mio direttore, quando qualcuno al giornale fece un titolo "Pasquale in galera!", riferito all'arresto dell'ex presidente della Federcalcio avvenuto una trentina d'anni fa: «È un titolo odioso, si gode d'una disgrazia», disse Biagi. Un insegnamento che non ho dimenticato.
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