Figlio della bellissima ninfa Liriope, Narciso già da bambino attirava la vista e i cuori. Crebbe in statura e bellezza, narrano il mito e i versi di Ovidio, nelle Metamorfosi; e a quindici anni, tutte le ragazze e i ragazzi che incontrava si innamoravano di lui. Ma Narciso non si accorgeva di loro e di nessuno. Un giorno, mentre cacciava i cervi, lo vide la bella Eco, una ninfa dotata di una voce sonora, che non poteva parlare per prima, ma solo rispondere alla voce altrui, per crudele punizione della dea Giunone. Sappiamo del disperato amore di Eco, delle sue parole e grida ripetute echeggiando, di come Narciso ne fosse indifferente, lasciandola consumarsi e perire nello strazio. E come Narciso, un giorno, a caccia, spossato per la calura, vide una macchia ombrosa, e al centro una pozza freschissima, e si chinò alla fonte attratto dalla trasparenza di quell’acqua, in cui vide riflesso il proprio volto, per la prima volta, e se ne innamorò. Sì, Narciso è il giovane che si innamora della propria immagine, ma non nel senso riduttivo da cui nasce il termine “narcisista”.
Herman Melville, in Moby Dick, vide in lui l’uomo che ancor giovane scopre sé stesso, il proprio volto, nella meraviglia dell’acqua, «il mistero e l’origine della vita stessa».
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