venerdì 10 dicembre 2010
Il Bologna dei miracoli si propone come protagonista della Favola di Natale sicuramente con maggior merito - mi si passi la battuta - di Felice Natalino che ha invano tentato di miracolare l'Inter. È vero, peraltro, che l'espressione tecnica dei rossoblù di Malesani è largamente superiore a quella dei nerazzurri di Benitez pur privi di importanti titolari: basta notare che il "vecchio" Di Vaio ha raggiunto nella classifica marcatori (e senza rigori realizzati) il giovane potentissimo e ricchissimo Eto'o, rientrato a Brema per rendere ancor più mortificante la prova dell'Inter; alla quale mancano, evidentemente, l'orgoglio, la passione e gli stimoli che mandano avanti il Bologna privo di società, di stipendi, di protezioni, forse anche di un futuro decoroso, visto che nessuno si offre di rilevarlo dalla fallimentare presidenza sarda. Immagino che certi confronti, aperti anche sul piano morale, indispettiscano ulteriormente Massimo Moratti che alla sua Beneamata offre quotidianamente, invece, i mezzi per vivere alla grande e si sente invece tirato sempre più insistentemente per la giacca verso il mercato di gennaio più ricco di bufale che di campioni. In tempi di dibattiti sui valori etici dello sport - sempre più rari - il Caso Bologna merita particolare attenzione. L'ho detto lunedì, durante un dibattito sul possibile sciopero dei calciatori, al presidente del Coni Petrucci, singolarmente schierato a favore della squadra dei Padroni del Vapore (detta Lega), la cui punta di diamante è Claudio Lotito: il patron della Lazio somiglia - peraltro senza saperlo - a certi presidenti/padroni degli anni Sessanta inevitabilmente sconfitti dall'Ordine e dal Progresso. Ho parlato del Bologna per denunciare le non insolite soperchierie di presidenti spericolati ai danni dei famigerati "nababbi del pallone" o "piedi d'oro" che a volte rispondono come i rossoblù per una serie di motivi ai più incomprensibili: perché sono professionisti pieni di dignità, perché hanno l'ambizione di salvaguardare il ruolo che un destino fortunato gli ha assegnato, perché sentono di dover dare qualcosa in cambio a una città che li avvolge in forte appassionato abbraccio; infine - ma io credo soprattutto - perché sentono di dover onorare la maglia di un Club storico, anche mitico, che ha appena perduto e onorato un grande capitano come Giacomo Bulgarelli, ottimo calciatore, personalità di primo piano e fondatore del sindacato dei calciatori. Anche Sergio Campana - che del sindacato è presidente dal primo giorno, ovvero da quarant'anni - ha indossato con onore la maglia del Bologna e chi scrive queste note, sentimentalmente rossoblù da sempre, pur atteggiandosi a cinico osservatore dei fatti accusa una emozione antica che pareva perduta e offre la Favola di Natale dal titolo scarpettiano "Miseria e Nobiltà".
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