mercoledì 10 agosto 2016
Cosa significa mangiare bene? La domanda è riecheggiata ieri sul "Corriere della Sera" e mi è venuto in mente Marzio Nocchi, illuminato imprenditore che ci ha lasciati domenica mattina. Per Nocchi la risposta aveva le radici nell'agricoltura italiana, ossia nelle sacche della sua biodiversità, che rimangono una ricchezza inesplorata. Quando scoprì il valore del grano Monococco, forse il cereale più antico, modificò tutte le ricette, dalla pasta al pane fino alle brioche. Subito mi sono ricordato di quando sant'Ildegarda di Bingen parlava della "viridità" dei frutti della terra e il suo riferimento era il raro Spelta, cereale in voga nell'anno Mille. Se dovessi ipotizzare una risposta alla domanda dell'incipit, direi che mangiare bene inizia dalla consapevolezza delle materie prime. E oggi, nell'epoca delle intolleranze che sono venute allo scoperto, anche un pane ha il suo valore. Il progetto ÀMATI!, volersi bene mangiando, codificato in tre anni di lavoro da Marzio Nocchi, rientrava nel campo della nutraceutica. Parola bruttissima, mette quasi soggezione come quelle cose strane di cui è meglio diffidare. Non mi stupirei se il termine fosse stato enfatizzato da qualche industria dell'indistinto, mentre in verità la nutraceutica è la polpa della dieta mediterranea. Anzi è una dieta mediterranea consapevole, tanto che il dottor Nocchi era inclusivo nella selezione dei prodotti, pur guardando con simpatia la dieta vegana e vegetariana. Ma quando scoprì il valore della carne di razza bovina piemontese, così come il latte prodotto dalla razza Bruna alpina, ideò ricette con quelle materie prime. Ad Expo il tema della nutraceutica è stato sviscerato in tutti modi e sia il dottor Nocchi sia il professor Sironi intervennero a un seminario importante sulla 4 potenze dell'enogastronomia italiana. Viene da chiedersi che ne è stato di quel patrimonio di consapevolezza che per sei mesi ha messo in luce ricerche, riflessioni, indicazioni chiare? L'appello sul gusto che lanciamo oggi è diretto al Sindaco di Milano, che forse non ha avuto tempo per stare sui contenuti dell'esposizione universale, ma certamente oggi avrebbe i mezzi per rimettere al centro di una grande città metropolitana il tema dello stile di vita. Cosa significa mangiare e muoversi, secondo il criterio della mobilità dolce che coinvolge i parchi di Milano e dintorni? Milano capitale dello stile di vita, Milano città dove ci si può voler bene consumando in maniera consapevole secondo il tracciato di quel tenace imprenditore bergamasco che ha scalfito la coltre del consumismo incosciente riportandoci alle origini del rapporto alimentare. Non ditemi che manca la capacità di progettare e di lavorare. Sennò Milano non sarebbe Milano.
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