Meglio Socrate se le innovazioni tecnologiche (come il web) si pagano con pezzi di cervello
sabato 20 luglio 2013
Dato che tutti scrivono (e anche io ultimamente scrivo troppo) penso che l'ateniese Socrate non avesse tutti i torti a diffidare della scrittura. Si ostinò a insegnare dialogando. Concepiva il pensiero come un processo in atto, non come una costruzione da tramandare in forme stabili. Mentre alcuni ritengono che Socrate sia il prototipo dell'intellettuale nemico di qualunque nuova tecnologia, altri potranno dire che è stato il profeta dei media interattivi e dei social network. Naturalmente per dire questo bisogna credere che il dialogo socratico somigli al fiume di chiacchiere on line. Leggendo e sfogliando Il web ci rende liberi? (Einaudi) di Gianni Riotta, ho pensato che nel titolo ci fosse un errore. Per rispecchiare l'idea dell'autore, quell'interrogativo andrebbe tolto. L'intellettuale amico della scienza e del progresso non può rinunciare al dubbio, ma lo esibisce come ornamento. Finge il dubbio per liberarsene meglio. Di veri dubbi nel libro ce ne sono pochi e tutti citati come cose del passato. Va da sé che Socrate si sbagliava (la storia lo dimostra!) e si sbagliavano sia il poeta Marvell quando nel 1672 esclamò «O Stampa! Quanto hai turbato la pace dell'Umanità!», sia il filosofo Leibniz quando si mostrava atterrito «dall'orribile massa di libri che continua a crescere!».Si sbagliavano? A me sembra che parlino oggi. Anche del web credo che ci si lamenterà in futuro con qualche buona ragione. Nessuno riuscirà a frenare le innovazioni tecnologiche, anche se inutili. Il nuovo capitalismo ha bisogno di venderci ogni sei mesi merci informatiche nuove e noi le paghiamo con qualche piccolo pezzo dei nostri cervelli.Il diligentissimo Riotta sa tutto di web. Ci si è anche laureato "a Columbia". Considera ridicolo chi guarda al passato e non si iscrive, come lui, al partito del futuro. I suoi argomenti però sono vecchi. Dice che non bisogna temere le tecnologie perché che tutto dipende dall'uso che ne facciamo. Ma anche le tecnologie usano noi e ci cambiano. Una volta usate, siamo meno liberi di usarle a modo nostro. Secondo Riotta siamo entrati con il web nell'epoca degli individui. Bisognerà vedere che individui saranno.
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